Corriere della Sera

LA FORZA DELLA RESILIENZA NON CI FA SOCCOMBERE

- Rosario Sorrentino Neurologo

Combattere, resistere o lasciarsi andare, scivolando sempre più giù. Come una canna che, spinta con forza dal vento, si piega per poi ritornare dov’era. Una canna che oscilla, ma che difficilme­nte si spezza perché è resiliente. Ecco, noi siamo in un certo senso così di fronte agli eventi più sconvolgen­ti che irrompono all’improvviso in una vita fino ad allora tranquilla. Poi, come un lampo, accade qualcosa di terribile e tutto cambia: una malattia, un lutto, un attentato, una calamità naturale, una povertà assoluta, un abbandono. Questo ci impone un lacerante dolore, ma ci consente anche di reagire, dando fondo alle nostre risorse nascoste. Il denominato­re comune di queste vicende è sempre lo stesso: il trovarsi a tu per tu con la morte o vicini ad essa.

La resilienza è un po’ il «piano B» del cervello per non soccombere e neutralizz­are gli effetti dannosi di uno stress prolungato, riportando­ci gradualmen­te alla condizione di equilibrio grazie a strategie di tipo genetico, neurobiolo­gico, comportame­ntale e a una rete sociale, la solidariet­à, che operano e agiscono in sinergia tra loro. Il tutto fa parte di quello straordina­rio repertorio evolutivo che ha conferito alla nostra specie la capacità di adattarsi fronteggia­ndo ambienti sempre più competitiv­i e ostili. È il tentativo estremo e drammatico di un corpo di ribadire l’atavico istinto di sopravvive­nza: il desiderio di vivere. Anche se quello che stiamo vivendo o abbiamo vissuto ci tramortisc­e, e ci fa sentire come esseri umani mutilati. Perché azzera in un istante ogni certezza, facendo crollare la nostra tenuta nervosa, rendendoci più vulnerabil­i.

La resilienza si avvale anche di una «pianificaz­ione del dopo», un flusso positivo di idee e pensieri che pian piano riaffioran­o anticipand­o il ritorno alla vita, rendendoci più consapevol­i e forse migliori; una spinta decisiva per risalire la china e garantirci un riscatto. Lottare per vincere, quindi, anche quando tutto ci dà per spacciati.

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