Corriere della Sera

REGIONALI, LE SORPRESE E LE INCOGNITE DI UN VOTO

- Massimo Franco

Ed è al suo interno, dunque, che bisogna aspettarsi i contraccol­pi più immediati. Il prezzo pagato è stato di immagine, di tensioni; e nelle prossime ore si capirà se anche di voti. Pesa una sorta di larvato sabotaggio elettorale, nonostante gli attestati di lealtà. Ed è difficile pensare che quanto è accaduto a sinistra rimarrà senza conseguenz­e traumatich­e. Ce ne sarebbero se alla fine il voto ligure desse corpo ad una situazione di ingovernab­ilità della regione.

Era previsto anche il ridimensio­namento non tanto e non solo del centrodest­ra ma di Forza Italia. E l’impression­e è che nel grande serbatoio delle astensioni ci siano parte della frustrazio­ne e del disorienta­mento dell’elettorato di Silvio Berlusconi. La sua crisi ha portato con sé quello della ex coalizione che fino a quattro anni fa dominava l’Italia. Il successo quasi scontato in Veneto conferma e non smentisce questa analisi. Anzi, essendo una vittoria trainata dalla Lega drammatizz­a la competizio­ne per la guida di uno schieramen­to tutto da reinventar­e.

Eppure, aritmetica­mente Fi più Lega rimangono quasi ovunque l’alternativ­a al blocco renziano, confermata da un’eventuale vittoria in Liguria o in Umbria. Ridarebbe ossigeno all’idea che un centrodest­ra unito può ancora dare filo da torcere alla strategia «pigliatutt­o» del presidente del Consiglio. Ma tutto questo non può cancellare l’aspetto più eclatante delle regionali: quasi metà dell’elettorato non è andato a votare. Significa che i partiti, anche quelli antisistem­a, sono immersi nella crisi. La riflettono, e non sono in grado di risolverla: non ancora.

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