Quelle vecchie critiche ai «vecchi» di Sorrentino
Sul Foglio Mariarosa Mancuso riporta il giudizio di un critico americano tutt’altro che benevolo con Youth di Paolo Sorrentino riassumendone il «nucleo filosofico» in questa massima: «Sorrentino ci dice che si nasce, si invecchia, si muore». Quisquilie, cosa volete che siano la nascita e la morte. Ma il critico americano così sarcasticamente severo con un film che è invece un capolavoro assoluto potrebbe allora ampliare l’orizzonte e applicare lo stesso metro di misura ai grandi classici, ai grandi romanzi del presente e ai grandi film. Per poi magari accorgersi che quella che sembrava una sua umoristica trovata si rivela una trita banalità.
Che «ci dice» la Divina Commedia di Dante Alighieri? Che l’umanità è molto curiosa di quello che potrebbe esserci nell’aldilà. E l’Iliade? Che gli uomini scatenano guerre atroci per futili motivi e che non bisogna mai urtare la sensibilità delle persone suscettibili e inclini ad abbandonarsi a un’ira smodata. E l’opera omnia di Philip Roth? Che spesso gli uomini sono ossessionati dalle donne, sia giovani come Portnoy, che anziani come gli «animali morenti». E Madame Bovary e Anna Karenina? Che l’adulterio talvolta può prendere una china pericolosa. Molto semplice il messaggio di Schindler’s List: gli esseri umani sono capaci di azioni mostruose. Quello di Viale del tramonto quasi didascalico: spesso si invecchia male, e questo vuol dire che Sorrentino non è stato il primo ad affrontare l’incandescente «nucleo filosofico» della vecchiaia e del malinconico autunno della vita.
La brillante trovata del critico americano mostra un po’ la corda. La sua stessa sentenza potrebbe essere ricondotta a un profondo «nucleo filosofico»: «gli sforzi sovrumani di un critico per trovare argomenti che nobilitino la stroncatura di un film». Del resto, il «nucleo filosofico» di un film come Prima pagina è: quanto possono essere ridicoli i giornalisti a caccia di uno scoop. Di un film come I duellanti: spesso gli esseri umani si combattono per una vita intera in modo un po’ nevrotico. La grande letteratura e il grande cinema sono facilmente banalizzabili in un «nucleo filosofico» imbottito di ovvietà. Morte a Venezia di Thomas Mann: le passioni insane possono portare alla catastrofe. La Recherche di Proust: a volte basta un biscottino per accendere i ricordi. Le parole di un critico americano: a volte, a furia di cercare battute brillanti, si fa un buco nell’acqua. Tutto qui, benedetto «nucleo filosofico».