Berlino, la cerimonia «italiana» ricca di leggerezza
Lo spettacolo affidato alla stessa società che inaugurò lo Stadium juventino
e Barcellona — spiega il general manager di Filmmaster, Andrea Francisi, che vorrebbe nascondere la sua fede di tifoso romanista, ma si gode comunque la presenza di un’italiana in finale — quindi dobbiamo puntare sulla leggerezza. Nemmeno nel celebre show del Super Bowl di football americano c’è questa difficoltà, perché in quel caso il fondo è sintetico. Ma il vantaggio è che tutto è molto condensato, in un costante crescendo artistico ed emozionale: ci sarà un omaggio a Berlino e alla sua arte, soprattutto Bauhaus e street art, uno al trofeo più ambito dai club europei e uno alle due finaliste, alla loro storia e alla loro grande tradizione».
La sfida ha ovviamente una colonna sonora, fondamentale e non solo all’insegna della musica pop più coinvolgente, perché la Champions nell’immaginario collettivo è anche la sua «musichetta», come spesso la chiamano calciatori e allenatori desiderosi di ascoltarla. Il celebre inno verrà interpretato dal soprano Nina Maria Fisher e dal tenore Manuel Gomez Ruiz, accompagnati da 50 elementi del coro giovanile di Berlino.
La Uefa di Platini punta molto sull’elemento rituale della cerimonia, che deve funzionare sia per il pubblico allo stadio, che per quello a casa. E sul campo di Berlino, che ha già visto
Esperienza l’Italia diventare campione del mondo nel 2006, si lavora già dal 20 maggio, sperando anche nei favori del meteo. I professionisti coinvolti sono oltre 120, ma la vera marcia in più la daranno i 400 volontari, tra i 18 e i 60 anni, protagonisti della cerimonia come performer, selezionati attraverso tre differenti reclutamenti: «Se la cerimonia riesce bene è merito della componente professionale del team di lavoro ma soprattutto dei volontari — sottolinea il direttore artistico Adriano Martella — . A loro sono state richieste parecchie ore di preparazione e prove estenuanti. Ma la risposta è stata eccezionale. E ci sono anche tanti italiani coinvolti nella cerimonia, perché Berlino è una città cosmopolita e la Champions è una grande vetrina per tutti».