Corriere della Sera

Comprati tre Mondiali su quattro Il Sudafrica ammette la tangente

«È vero, abbiamo pagato 10 milioni ma era un contributo non una mazzetta»

- Gianni Santucci

MILANO «Abbiamo pagato, sì. Ma non erano tangenti». In linea con le giustifica­zioni (improbabil­i) e le omissioni (dell’evidenza) di cui sono maestri i corrotti italiani, anche il Sudafrica si difende dall’accusa di aver comprato l’assegnazio­ne dei Mondiali 2010 con una «stecca» da 10 milioni di dollari. «Erano il contributo che il Sudafrica ha voluto dare per il fondo della Concacaf (la confederaz­ione dei Paesi di Centro e Nord America, ndr) »: così sostiene Danny Jordaan, presidente della Federcalci­o sudafrican­a. Milioni deviati nel 2008, quattro anni dopo la designazio­ne, da un fondo della Fifa che sarebbe invece dovuto andare tutto al Paese africano. I documenti dell’Fbi certifican­o che quella somma arrivò sul conto della Concacaf, ma poi l’allora presidente Jack Warner (arrestato mercoledì) li sparpagliò tra i suoi depositi personali e i due complici. Questo fu il tariffario: 10 milioni per 3 voti pro Sudafrica. Una parte per Warner, una per quello che i detective indicano come «complice 1» (dovrebbe essere lo statuniten­se Chuck Blazer), la terza per il «complice 17». E siccome l’Fbi spiega che si tratta di un membro della confederaz­ione sudamerica­na che all’epoca sedeva nel comitato esecutivo Fifa, l’incrocio dei dati porta a una certezza: il terzo voto corrotto era del delegato dell’Argentina o del Brasile.

Col passare dei giorni, il quadro del «Fifagate» ruota intorno a un’ipotesi sempre più concreta: in 12 anni, 3 Mondiali su 4 (Sudafrica 2010, Russia 2018 e Qatar 2022) assegnati con accordi sporchi. E siccome i sistemi complessi di corruzione si diffondono in molte ramificazi­oni, sono già state scoperte le tangenti per i diritti televisivi delle partite di qualificaz­ione proprio ai Mondiali di Russia e al Qatar.

Andando con ordine. L’Fbi ha svelato nei dettagli l’inquinamen­to per il 2010. La magistratu­ra svizzera indaga invece su Russia/Qatar e ha sequestrat­o molti documenti nella casa madre della Fifa a Zurigo. Ora sta interrogan­do i membri del comitato esecutivo che nel 2010 votò per le due assegnazio­ne. Tra questi 10 dirigenti, saranno convocati anche Sepp Blatter, presidente appena riconferma­to al suo quinto mandato, e Michel Platini, presidente della Confederaz­ione europea Interrogat­o Sepp Blatter, presidente della Fifa, sarà interrogat­o nei prossimi giorni dai giudici svizzeri che sentiranno presto anche Michel Platini (Getty Images) (Uefa) e primo oppositore di Blatter . S e condo indiscrezi­oni pubblicate dal Sunday Times, questi dirigenti hanno ricevuto una convocazio­ne come «persone informate sui fatti», che il procurator­e elvetico si riserva però di poter iscrivere come «sospetti».

A tenere insieme la catena di malaffare per tre Mondiali ci sono due figure chiave: da una parte Jack Warner, il dirigente arrestato per la maxi tangente Sudafrica, dall’altra Mohammed bin Hammam, ex presidente della Confederaz­ione del calcio asiatico, considerat­o il lobbysta che avrebbe «comprato» i campionati per il suo Paese, il Qatar. Due figure con strettissi­me relazioni: entrambi, tra 2011 e 2012, sono stati espulsi con infamia dalla Fifa per corruzione e conflitto di interessi. Bin Hamman è anche al centro di un libro inchiesta: The ugly game: the qatari plot to buy the World cup. Secondo i documenti rivelati per la prima volta sempre dal Sunday Times, Warner ha fatto regolarmen­te mercato di voti: nel 2008 incassò i 10 milioni per il Sudafrica; nel 2010, 1,6 milioni di dollari pro Qatar, e stavolta il mittente della tangente sarebbe stato bin Hamman.

La corruzione a cascata è proseguita proprio con l’erede di Warner alla vicepresid­enza della Fifa, Jeffrey Webb, arrestato per una mazzetta da 3 milioni: accordo illegale per i diritti televisivi delle partite che il suo mentore (Warner) avrebbe contribuit­o con l’altra mazzetta ad assegnare al Qatar.

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