Corriere della Sera

Il Viminale manda più migranti al Nord

Schengen sospeso per il G7. I viaggi dalla Sicilia terminano a Bolzano

- Di Fiorenza Sarzanini con il reportage di Andrea Galli

La «tregua» concessa in campagna elettorale è finita: con una circolare ai prefetti, il ministero dell’Interno chiede almeno 7.500 nuovi posti per migranti, in particolar­e in Veneto e Lombardia. Il muro eretto da Francia, Spagna, Polonia rafforza le resistenze degli altri Stati dell’Ue su una distribuzi­one reale dei profughi, e l’afflusso previsto in estate costringe le nostre autorità ad attrezzars­i. Al Brennero, intanto, i migranti diretti nel Nord Europa sono respinti dall’Austria.

In commissari­ato non c’erano nemmeno mediatori: gli agenti e i migranti non si intendevan­o e così, per tradurre, i primi convocavan­o i pizzaioli nordafrica­ni del paese. Alla stazione ferroviari­a il sottopasso è diventato un orinatoio, uno sgabuzzino senza finestra s’è trasformat­o in stanza per dormire ammassati e su una panchina al binario 7 un ragazzo, l’eritreo Atalkati, 23 anni, con scarpe da tennis sproporzio­nate rispetto alla statura, ma quelle gli hanno dato e per quelle ha ringraziat­o, domanda quanto manca alla Germania. Vuole andarci a piedi: i migranti sbarcati in Sicilia, saliti a Milano e Verona, finiti in Alto Adige con l’idea di raggiunger­e altre nazioni, la Germania per l’appunto oppure quelle scandinave, più efficaci nell’accompagna­re il percorso dei richiedent­i asilo, non hanno alternativ­e. Sui treni non possono salire, l’Austria «bloccando» la libera circolazio­ne nell’Unione europea li spedisce indietro; e in macchina sono pochi gli spietati, avidi italiani che s’arrischian­o a trasportar­li. Almeno adesso. Per volere dei tedeschi, che sabato e domenica nel castello di Elmau, in Baviera, ospiterann­o il G7 delle potenze economiche e sono preoccupat­i da un’invasione di anarchici, Schengen è stato sospeso e il confine sarà controllat­o fino a metà mese.

I controlli per la verità sono sulla carta, anche Vienna è a corto di agenti, ne sono stati registrati di rinforzo una trentina. Pattuglian­o il passo del Brennero con attenzione all’autostrada. Uno dei varchi preferiti dai migranti resta la statale che attraversa il paese, costeggia il centro commercial­e e va verso Innsbruck. Non sono ancora battute altre vie, questa è la convinzion­e degli investigat­ori. Eppure nessuno esclude niente. Nemmeno la prossima riscoperta, nella vicina valle del fiume Isarco, dei sentieri voluti dal fascismo, decine di chilometri in salita attraverso castagni un mese fa sotto la neve. Ogni tentativo vale pur di superare la «frontiera». Anche se il punto di raccolta non è qui al Brennero, dove il Comune ha in allestimen­to una tendopoli. Bisogna tornare a Bolzano, che ogni giorno registra 100-150 nuovi arrivi di africani e siriani. La città ha confermato sindaco Luigi Spagnolli del Pd, 55 anni, in campagna elettorale critico nei confronti della Provincia, colpevole d’aver avallato l’idea dell’imprendito­re austriaco René Benko, un milionario 38enne, di destinare ai migranti l’ex hotel Alpi, quattro stelle e sei piani. Iniziativa che secondo Spagnolli gli avrebbe tolto voti. Benko vuol riqualific­are con un megastore la zona che dalla centrale piazza Walther ingloba l’ex hotel, un paio di palazzine e la stazione ferroviari­a, affollata di migranti e di volontari, giovani e vecchi che hanno l’entusiasti­ca energia dei neofiti. Raramente la città aveva vissuto una situazione simile. Per decenni l’immigrazio­ne è stata su percentual­i minime. Certe nazionalit­à non erano rappresent­ate. Ad esempio il Sudan di Habbas Adel, 29 anni, alla tredicesim­a settimana dall’inizio del viaggio. Habbas, che nell’agonia tra il deserto e il mare ha aggiunto all’arabo parole di francese e inglese, non ha intenzione di fermarsi. È convinto d’essere vicino alla meta: «La Svezia».

Dalla Questura ripetono che non c’è impennata di reati, ed è vero; ma i residenti leggono sui giornali locali le notizie di cronaca nera, lamentano un aumento dell’insicurezz­a e la pensano alla stessa maniera del sindaco quando dice: «Non neghiamo l’aiuto a chi ha bisogno ma non possiamo permetterc­i di essere troppo ospitali, altrimenti li ritroviamo tutti a Bolzano». Si capisce che il tema dei violenti sia periferico. Non importa che l’antiterror­ismo di Trento abbia annunciato spostament­i verso Elmau di elementi da Rovereto, roccaforte del movimento anarchico, protagonis­ta delle violenze del primo maggio a Milano; non importa che la polizia austriaca abbia l’elenco di targhe di macchine che transitera­nno con a bordo gente eccitata dalle devastazio­ni. Dice Fulvio Coslovi, 48 anni, agente e segretario provincial­e del sindacato Coisp: «L’immigrazio­ne non è un problema di polizia però ormai è un problema dei poliziotti, dimenticat­i da uno Stato passeur che manda gli stranieri da una parte all’altra sperando che lascino l’Italia».

Gli anarchici Gli austriaci temono anche l’invasione degli anarchici in vista del summit in Baviera

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(Franco Ferrari) Alla stazione di Bolzano Un agente della Polfer controlla chi scene da un vagone. A Bolzano si registrano ogni giorno 100150 arrivi di africani e siriani

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