La prudenza del Barça «La Juve è forte non siamo favoriti»
Prudenza e qualche paura tra i blaugrana. Luis Enrique: «Non siamo i favoriti» Xavi: «Hanno vinto campionato e coppa come noi, la squadra ha talento e forza fisica, sarà dura»
BARCELLONA Ah, questi italiani. Non giocano il miglior calcio d’Europa, non vivono con l’ossessione di dare spettacolo e non si scandalizzano di privilegiare la fase difensiva, quando la partita lo richiede, perché le idee sono tante, ma il pallone è uno solo, però fanno paura, nel momento in cui il gioco si fa duro. A tre giorni e mezzo dalla finale di Berlino, non c’è stato un giocatore del Barcellona e nemmeno Luis Enrique che abbia nascosto di essere in ansia di fronte alla prospettiva di affrontare sabato la Juve. Forse perché i blaugrana ricordano ancora, in ordine cronologico, la disfatta di Atene con il Milan (0-4, 18 maggio 1994), l’eliminazione in semifinale con l’Inter dell’aprile 2010, il modo in cui la squadra di Allegri ha messo fuori il Real (13 maggio), senza dimenticare che all’Olympiastadion di Berlino, Mondiale 2006, a vincere era stata l’Italia, con Buffon e Pirlo. Temere la Juve e il suo gioco per davvero e non come esercizio scaramantico.
Lo ha spiegato Javier Mascherano, la mente del Barça, a chi gli chiedeva come sarebbe possibile perdere una partita con un Messi stellare come quello visto contro il Bayern e contro l’Athletic Bilbao sabato in Coppa del Re: « Nessuna squadra, per quanto forte e ben costruita, è invincibile. Andiamo a Berlino sperando di vincere, ma sapendo che possiamo anche perdere, perché la Juve è forte quanto noi e come noi può centrare il triplete. Partiamo alla pari in tutto. Si fa in fretta a dire che i favoriti siamo noi, e pensare di avere già la vittoria in tasca sarebbe un atto di superbia senza senso. I nostri avversari hanno organizzazione difensiva, non concedono spazi e hanno campioni come Tevez, uno dei giocatori più importanti della Juve. Un attaccante formidabile, con una voglia di vincere terribile, che si esalta in questo tipo di partite. L’euforia dei nostri tifosi non è la nostra. Comunque vada, il peggio nella carriera di un calciatore è perdere la finale di un Mondiale».
Uno dei massimi motivi dell’apprensione blaugrana è legato al nome di Buffon. Neymar non ha nascosto di considerarlo «un mito, anche se spero di riuscire a fargli gol». E Ter Stegen, il portiere delle coppe (nella Liga ha sempre giocato Claudio Bravo), ha parlato di «una leggenda, al vertice da tanti anni. Contro il Real è stato fantastico, come magnifica è stata la sua stagione». E Xavi, che (forse) giocherà un pezzo di finale, per la sua ultima apparizione con il Barcellona, prima di chiudere la carriera in Qatar, è stato sincero: «Certo che mi piacerebbe alzare la coppa, ma dire che siamo favoriti non ha senso, perché non è vero. È una finale molto equilibrata e lo conferma il fatto che la Juventus ha vinto come noi campionato e coppa. Ha talento e forza fisica, sarà durissima».
Luis Enrique ha già sperimentato la forza della Juve, nel 2011-2012, quando allenava la Roma e i bianconeri vincevano il primo dei quattro ultimi campionati: «Non ho rivincite da prendermi nei confronti del calcio italiano. Abbiamo la possibilità di centrare il triplete e sarebbe soltanto la seconda volta nella storia del club e questo spiega quanto sia difficile raggiungere questo traguardo. Essere favoriti va bene, se lo si dice dopo la partita; crederci prima non ha senso. Abbiamo analizzato benissimo e a lungo il gioco della Juve, come la Juve avrà fatto con noi e la finale è in equilibrio. Non so se basterà fare due o tre cose, come dice Allegri; di certo noi dovremo cercare di contenere Pirlo; dovremo tenere il più possibile il pallone, ma dovremo stare attenti quando sarà la Juventus a fare il gioco».
«Il calcio italiano sta cambiando, l’idea che ne avevamo fino a qualche tempo fa non è più esatta — continua il tecnico blaugrana —; oggi c’è una diversa proposta tattica da parte di molte squadre, che ho seguito in questa stagione e penso a Lazio e Roma, ma anche a Empoli e Sassuolo. Ma la Juve resta una realtà diversa, perché viene da quattro scudetti consecutivi e questo dice tutto della forza della squadra che andiamo ad affrontare».