Corriere della Sera

Ma chi controlla le società? Consob chiede la legge

Dal caso Pirelli-Olimpia Telecom a Edison a Fondiaria-Sai: i verdetti dell’Autorità

- Fabrizio Massaro

Chi controlla davvero una società quotata? Che cos’è l’influenza dominante? Come si evidenzia il controllo di diritto e di fatto su un gruppo? Che margini interpreta­tivi esistono per le autorità? Non sono domande da poco. Le risposte non sono univoche. E le norme, almeno a giudizio degli esperti della Consob, non appaiono più adatte ai tempi né alla normativa europea.

Sulla base del concetto di controllo e influenza dominante del codice civile (art. 2359) e del testo unico della finanza (art. 93) si è mossa negli anni l’Authority di controllo sulla Borsa intervenen­do e sanzionand­o le società sotto esame, ordinando un’Opa, chiedendo più informazio­ni o prendendo decisioni che talvolta hanno cambiato il corso di un’operazione straordina­ria. I casi sono stati clamorosi: la catena Pirelli-Olimpia-Telecom Italia, la scalata alla Edison, la presa di controllo di Sai su Fondiaria.

Ora la Consob pubblica uno studio che avanza dubbi su come il concetto stesso è stato costruito, per gli ampi problemi interpreta­tivi e applicativ­i emersi nella pratica, e per i contenzios­i cui ha dato origine. Nei Quaderni Giuridici, gli esperti Giovanni Mollo e Dario Montesanto evidenzian­o sia l’evoluzione del concetto di controllo sia i vari aspetti sotto i quali esso può esercitars­i, che non sono solo il possesso azionario ma per esempio — secondo la linea della Consob — anche la capacità di influenzar­e e dirigere l’assemblea ordinaria, dove si decide la nomina degli organi amministra­tivi.

Ma il tema è tutt’altro che chiaro. Per questo motivo i due ricercator­i — in un documento che non impegna direttamen­te l’Authority — suggerisco­no al Parlamento di introdurre esplicitam­ente il principio cardine usato in questi anni dall’autorità di vigilanza: controlla la società chi ha il potere di nomina o revoca degli amministra­tori in assemblea, e chi determina, approvando il bilancio annuale, «un generale indirizzo della gestione». I dubbi comunque persistono: per quanto tempo (un anno, due anni) si deve gestire un’assemblea affinché si possa parlare di controllo? Un altro criterio potrebbe essere quello di rifarsi ai principi contabili internazio­nali (Ias/Ifrs). Ma poi andrebbero anche regolati due fenomeni tipici del sistema italiano, come i patti di sindacato o gli accordi tra soggetti senza una posizione di supremazia gli uni sugli altri.

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