Mihajlovic e il Milan a un passo dalla firma
di Monica Colombo e Arianna Ravelli
Sembra proprio che Sinisa Mihajlovic sarà il prossimo allenatore del Milan, si è convinto anche Silvio Berlusconi. Quasi scontata adesso la prima delle sue famose citazioni: «Solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione». Col che dovrebbe cancellare le sue vecchie dichiarazioni di interista che non avrebbe mai potuto divenire milanista. Non che nell’ambiente ci siano particolari perplessità per questo: la Milano rossonera è troppo scafata per farne una questione di mero curriculum, o forse troppo malmessa per non pretendere che il nuovo allenatore, almeno, un curriculum ce l’abbia. Ecco perché — senza nulla togliere al preparato Cristian Brocchi — è meglio ripetere che con gli allenatori inesperti il Milan ha già dato. Tra i raggiungibili invece (e Montella pare non esserlo), Sinisa sembra quello giusto. Non solo è pronto per il salto in una nobile (per quanto decaduta) visto che ama lo stress, è naturalmente un leader, parte dal presupposto che senza disciplina non c’è squadra, ma in un grande club potrebbe rendere persino di più, perché avrebbe a disposizione tutte quelle strutture e quei dati che possono esaltare i suoi metodi d’allenamento, dai campi (che pretende perfetti) alle analisi tecniche e fisiche (nel suo staff, oltre al preparatore Bovenzi, al vice Sakic, al tattico De Leo, c’è il professore Valentino Manzi che ha partecipato a un progetto con la Nasa per preparare Samantha Cristoforetti: c’è la speranza riesca anche con Alex). Con Mihajlovic si lavora tanto (il c.t. Conte gli ha fatto i complimenti) e si gioca con coraggio (4-3-3 o variazioni sul tema); alla Sampdoria ha dimostrato di saper valorizzare gli uomini (da Soriano a Eder, da De Silvestri a Silvestre) e non ha paura di lanciare i giovani, se poi è davvero questo uno dei progetti di Silvio Berlusconi. A proposito: c’è chi teme problemi di incompatibilità, ma il serbo sembra sufficientemente navigato (leggi paraculo) per gestire un rapporto con un presidente ingombrante e il caso Eto’o dimostra che in fondo sa accettare anche i compromessi.