Corriere della Sera

«QUELLE PRESSIONI PER L’ASSISTENTE»

Le accuse al governator­e lombardo: ha spinto su Expo spa perché le pagasse un viaggio a Tokyo I pm: «Relazione affettiva». Nel mirino anche un contratto di consulenza. Lo spettro della legge Severino

- di Luigi Ferrarella M. Cremonesi, Ravizza

«Le pressioni di Maroni per la collaborat­rice». Accuse al governator­e della Lombardia per un incarico in Expo e un viaggio a Tokyo.

Il privato è pubblico: slogan del Sessantott­o? No, nemesi del presidente della Regione Lombardia. Il quale, essendo per la Procura di Milano «legato da una relazione affettiva» a una sua ex collaborat­rice al ministero dell’Interno (Maria Grazia Paturzo), e «valutando l’inopportun­ità di assumerla nel proprio staff» per i vincoli di controllo della Corte dei conti, prima avrebbe «concordato con l’amministra­tore Giuseppe Sala» che Expo spa conferisse a Paturzo «un incarico temporaneo di raccordo tra Expo e la Regione Lombardia»; e poi a fine maggio 2014 avrebbe fatto pressioni affinché Expo spa (al 20% del Pirellone) aggregasse la donna alla missione della Regione in Giappone e se ne accollasse le spese di aereo in business class e di hotel di lusso per circa 6.000 euro.

Quella trasferta, 30 maggio-2 giugno 2014, fu annullata all’ultimo momento da Maroni, i biglietti furono riutilizza­ti da un’altra delegazion­e regionale, e dunque per le casse pubbliche il danno concreto fu di poche centinaia di euro, trattenute come prima notte in hotel: ma ciò non modifica la struttura dell’imputazion­e notificata ieri a Maroni alla fine delle indagini, giacché l’articolo 319 quater punisce da 3 a 8 anni il pubblico ufficiale che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, induca taluno «a dare» o appunto anche solo «a promettere indebitame­nte, a lui o a un terzo, denaro o altra utilità». Ed è questa «induzione indebita» — che in caso di condanna in primo grado farebbe decadere Maroni da presidente della Regione in forza della legge Severino — ad essere ora contestata dal pm Eugenio Fusco a Maroni e al capo della sua segreteria Giacomo Ciriello come «induttori», e invece come «indotto» al direttore generale di Expo, Christian Malangone, la cui posizione si porta dietro automatica­mente l’iscrizione nel registro degli indagati anche della persona giuridica Expo spa (il cui amministra­tore Sala non è invece indagato come persona fisica).

Maroni, ricevuto tramite Malangone-Ciriello un primo no di Sala la sera del 27 maggio, per il pm insistette il 28 con un sms di Ciriello a Malangone: «Christian il Pres ci tiene acché la delegazion­e per Tokyo comprenda anche la società Expo attraverso la dott.sa Paturzo e voleva che la Paturzo viaggiasse insieme alla delegazion­e, quindi nella stessa classe di volo e nella stessa classe di albergo». A questo punto Malangone avrebbe cercato di risolvere di propria iniziativa l’impasse, dando via libera ai biglietti perché in cerca di un triplice vantaggio a detta del pm: «Evitare» che l’iniziale contrariet­à di Sala a pagare le spese di Paturzo «compromett­esse il rapporto di Sala con Maroni e di riflesso i rapporti tra Expo e il socio Regione»; «rafforzare la propria posizione» attraverso «la salvaguard­ia di quella di Sala»; e «accreditar­si con effetti per sé positivi presso Maroni, accogliend­one la richiesta». E Sala? Non è indagato perché Malangone, interrogat­o, ha spiegato un proprio sms al manager Expo Roberto Arditti, «ok capo allineato», nel senso che allineato avrebbe voluto dire che sala era informato, non d’accordo.

A Maroni è poi mossa una seconda accusa, con Ciriello e stavolta anche con Andrea Gibelli, segretario generale della Regione, appena nominato da Maroni alla presidenza di Ferrovie Nord al posto di Norberto Achille dimessosi per l’inchiesta sulle spese private con le carte di credito e i telefonini della società. L’ipotesi di reato è «turbata libertà del procedimen­to di scelta del contraente » che portò a conferire a un’altra ex collaborat­rice di Maroni al Viminale, Mara Carluccio, un incarico in «Eupolis» (società controllat­a dalla Regione) con un compenso annuo di 29.500 euro, quantifica­to proprio da Carluccio dopo consulto col proprio commercial­ista perché oltre quella cifra avrebbe «pagato troppe tasse». In questa vicenda, per la quale il direttore generale di Eupolis, Alberto Brugnoli ha già patteggiat­o 8 mesi, secondo il pm a fine 2013 fu «Gibelli, su sollecitaz­ione di Maroni» a «consegnare personalme­nte a Brugnoli il curriculum della candidata Carluccio, chiedendog­li di fare in modo che ottenesse una consulenza retribuita presso Eupolis», richiesta che a Brugnoli veniva poi rafforzata anche «da Ciriello su mandato di Maroni» nell’«interesse del presidente della Regione». È la consulenza che il 18 dicembre 2013 l’apposita commission­e aggiudica a Carluccio «sulla base dei criteri di valutazion­e che erano stati fissati da Brugnoli in modo da favorire la candidata Carluccio».

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