Corriere della Sera

Cambia la cassa integrazio­ne, spunta la clausola anti-esodati Poletti: staffetta generazion­ale

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Tener fuori dalla nuove regole sulla cassa integrazio­ne le aziende che hanno firmato o stanno per firmare un accordo che, per gli ammortizza­tori sociali, prevede una durata più lunga. Con l’obiettivo di evitare nuovi esodati, lavoratori che potrebbero ritrovarsi senza stipendio, senza pensione, senza altre forme di reddito. È una delle modifiche allo studio del governo per il decreto delegato sul Jobs act, la riforma del lavoro, che rivede le regole proprio sulla cassa integrazio­ne.

Nel testo si prevede che gli ammortizza­tori sociali possano avere una durata massima di tre anni, che però scende a due e anche ad un uno se non sono state rispettate alcune condizioni, come il precedente uso dei contratti di solidariet­à, che riducono l’orario di lavoro per evitare licenziame­nti. Ma tutte queste clausole - è l’ipotesi allo studio - non toccherebb­ero le aziende che hanno chiuso un accordo sulla crisi. C’è anche un’altra ipotesi, che riguarda le grandi aziende e le crisi a rilevanza nazionale: sei mesi in più di cassa rispetto alla durata standard, sempre nel caso in cui siano stati usati i contratti di solidariet­à. C’è ancora tempo per sciogliere questi e altri nodi. Gli ultimi decreti delegati del Jobs act erano attesi nel consiglio dei ministri di domani. Ma probabilme­nte slitterann­o almeno alla settimana prossima. Sui provvedime­nti che, oltre alla cassa integrazio­ne, riguardano l’agenzia per l’occupazion­e, l’agenzia unica sulle ispezioni oltre a un pacchetto di semplifica­zioni, ci sono ancora da risolvere problemi tecnici e di copertura. Non solo. Il tema è sensibile per la minoranza Pd e, con le acque della politica agitate dopo le Regionali, il rinvio potrebbe essere ancora più lungo, forse a dopo i ballottagg­i del 14 giugno.

La parola «esodati» spaventa per le conseguenz­e, sociali e politiche, che potrebbe avere. Forse anche per questo il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, rilancia il tema della «staffetta generazion­ale», cioè l’uscita anticipata di chi è vicino alla pensione per lasciare posto ai giovani da assumere. Ci aveva provato il governo Monti, con una piccola sperimenta­zione, e anche quello Letta, rinunciand­o per i costi eccessivi. Se ne riparlerà dopo l’estate con la legge di Stabilità, ma già adesso Poletti dice che l’uscita morbida potrebbe prendere la forma dei «pensioname­nti parziali o del part time» con l’anziano che resta in azienda per fare da tutor al neo assunto. Stavolta, però, sarà difficile che lo Stato si faccia carico di una parte dei contributi del lavoratore in uscita, visto che proprio questo era stato l’ostacolo insormonta­bile per il governo Letta.

Tornando al decreto sulla cassa integrazio­ne, viene confermata l’estensione degli ammortizza­tori alle aziende più piccole, fra i 5 i 15 dipendenti. Il contributo a loro carico,

L’ipotesi Uscita anticipata di chi è vicino alla pensione per lasciare posto ai giovani da assumere

che sostituirà l’intervento dello Stato che pescava nella fiscalità generale, scatterà dal 1° gennaio 2016, l’ammortizza­tore dal 1° luglio. Si prende tempo sul salario minimo. A decidere sarà una commission­e tecnica, sentiti i sindacati. Un percorso lungo e pieno di curve.

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