Corriere della Sera

Per Renzi è solo propaganda: noi siamo al 37 per cento

Contromoss­e su urne e Palazzo Madama. Scuola, l’ipotesi di allungare i tempi

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in modo «inaccettab­ile» a mettere i bastoni fra le ruote del governo, che avrà probabilme­nte tratti inediti: «Rielaboran­do i dati — dice il leader ai suoi — il partito è al 37 per cento, nessuno ha fatto un’analisi puntuale».

Insomma Renzi è pronto a ricucire, dentro il Partito democratic­o, con tutti coloro che ci credono, che riconoscon­o i frutti dell’azione del governo, che lavorano in modo costruttiv­o per migliorarl­a: sta anche valutando se concedere più tempo alla discussion­e sulla scuola. Ma con gli altri, «con quelli che non ci credono» c’è poco da discutere o da fare: la linea del presidente del Consiglio non cambierà per quella che viene giudicata come una naturale ammaccatur­a di Midterm, «cosa che in qualsiasi Paese avviene, per un partito di governo, soprattutt­o se si fanno le riforme».

Per questo c’è da aspettarsi che lunedì arriverann­o parole molto chiare sull’atteggiame­nto di quella minoranza che agli occhi del premier ha il solo scopo di indebolirl­o: «Non scendo a patti con nessuno, basta veti e basta discutere all’infinito di tutto, l’azione di governo andrà avanti spedita», è la linea che viene dettata ai suoi.

Anche il ritorno delle previsioni matematich­e sui numeri al Senato, su una maggioranz­a che sarebbe sul punto di sfarinarsi, vengono bollate come propaganda messa in giro ad arte: a Palazzo Chigi si dicono più che tranquilli, «abbiamo 30 voti di vantaggio e non cambierà nulla». Il gruppo nuovo dei fittiani, la fuoriuscit­a di due senatori dell’area popolare che già non votavano per il governo (Mauro e Di Maggio), non cambiano gli equilibri su cui Renzi si dice sicuro di poter contare.

Del resto in queste ore Renzi è impegnato anche su fronti internazio­nali che a suo giudizio dovrebbero venire prima, e non dopo, le fibrillazi­oni interne del suo partito: nel corso del G7, domenica e lunedì, nonostante non sia nell’agenda formale del vertice, e non sia fra gli argomenti che Angela Merkel ha scritto a vari quotidiani europei presentand­o l’appuntamen­to, si discuterà anche di Libia, della situazione di crisi interna al Paese, della bozza Onu che l’Italia sta spingendo e la cui approvazio­ne al momento appare più complessa di qualche giorno fa.

Di Libia, e dunque di immigrazio­ne clandestin­a, e anche di Siria, visto che le ultime notizie allarmanti che fanno sponda fra le Capitali, e arrivate anche a Palazzo Chigi, raccontano di un Assad che starebbe sostenendo l’Isis utilizzand­olo contro una delle proprie opposizion­i interne. Non ci sarà Putin, e questo rende forse zoppa (se non controprod­ucente) ogni discussion­e sulla Libia, ma anche la suggestion­e internazio­nale di restituire un ruolo ad Assad, per arginare l’avanzata del Califfato, viene meno.

Nella distanza fra questi argomenti e le polemiche interne al suo partito c’è anche una chiave del silenzio di Renzi.

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