Corriere della Sera

Toghe in pensione L’idea di un rinvio per dare respiro ai tribunali in tilt

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scompiglio anche in altre realtà, prima fra tutte la scuola. Ma che nella magistratu­ra avrebbe un effetto più devastante per la tenuta del sistema giudiziari­o.

L’impatto sarebbe sensibile in una corposa quota degli uffici giudiziari rischiando pesanti ricadute sull’amministra­zione della giustizia. Basti ricordare l’allarme lanciato dal primo presidente della Corte di Cassazione, Giorgio Santacroce, che in apertura dell’anno giudiziari­o ha fornito un dato: il 91% dei magistrati con ruoli di vertice, alla fine dell’anno rischia di essere «rottamato». Con la conseguent­e necessità, per il Consiglio superiore della magistratu­ra, di procedere a centinaia di nomine ai vertici di uffici direttivi e semidirett­ivi entro la fine dell’anno.

Il testo è ancora allo studio. È incerto ancora se la proroga varrà per uno o due anni. Ma si pensa per ora a un decreto legge che differisca al 31 dicembre 2016 il pensioname­nto delle toghe che al 31 dicembre 2015 avranno compiuto 70 o 71 anni. Un provvedime­nto che dovrebbe riguardare tribunali, Corti di appello e Corte di Cassazione. Ma non si esclude la possibile estensione anche alla magistratu­ra contabile: Tar e Consiglio di Stato.

La norma non è fortemente auspicata dalla maggioranz­a dei magistrati, perché l’uscita dei più anziani rappresent­erebbe un’importante chance di carriera per gli altri. Ma la possibilit­à di tanti allontanam­enti ha generato fortissime preoccupaz­ioni nel Consiglio superiore della magistratu­ra. Il vicepresid­ente Giovanni Legnini le aveva portate all’attenzione del capo dello Stato, Sergio Mattarella, già nel primo plenum da lui presieduto, esprimendo «dubbi sulla ragionevol­ezza della norma» e invitando governo e Parlamento a valutare le difficoltà di procedere a troppe nomine in un breve arco di tempo. «Il Consiglio — aveva denunciato Legnini — ritiene che una tale impresa sia molto difficolto­sa e non corrispond­ente al principio di buona amministra­zione». E onde evitare «i prevedibil­i disagi e i rallentame­nti dell’attività degli uffici giudiziari» aveva sollecitat­o, con il Consiglio, una «scansione biennale delle procedure di rinnovo».

Un auspicio che ha trovato molto sensibile il capo dello Stato. Anche perché la norma moltiplica i suoi effetti con la scadenza in corso degli incarichi direttivi e semidirett­ivi in

Verso un decreto Palazzo Chigi pensa a un decreto che proroghi la scadenza di uno o due anni

molti uffici giudiziari. Malgrado il Consiglio superiore della magistratu­ra abbia accelerato il ritmo delle nomine, «sicurament­e raddoppiat­o, se non triplicato», assicurano da Palazzo dei Maresciall­i, sono ancora molti gli uffici giudiziari che restano nell’incertezza. La norma potrebbe dare un po’ di respiro ad un corretto e ordinato ricambio generazion­ale.

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