«Il messaggino che mi contestano? È stato modificato»
Con gli amici che lo cercano sul cellulare, il governatore Roberto Maroni cerca di sdrammatizzare via sms: «Guarda che anche con te ho una relazione affettiva». In realtà la notizia della conclusione delle indagini della Procura — che lo vedono indagato per induzione indebita per turbata libertà del procedimento di scelta del contraente — lo lasciano sconcertato: «L’ho saputo dalle agenzie di stampa, vi sembra possibile? — sbotta con i più fidati collaboratori —. E come fa la Procura a sostenere che io avrei avuto una relazione con Maria Grazia Paturzo?». Inutile girarci intorno, la questione è tutta qui: per la Procura il governatore ha fatto pressioni sui vertici di Expo, affinché si accollassero i costi di una missione da seimila euro in Giappone per promuovere Expo anche per la sua ex collaboratrice al ministero dell’Interno. E il motivo della richiesta viene individuato nel «legame affettivo» tra i due. Ma Maroni si mostra incredulo: «C’è un sms sotto accusa, quello in cui sembra che io abbia fatto fare presunte pressioni a Ciriello (Giacomo, il capo segreteria ndr), a me non risulta. Ciriello me l’ha fatto vedere e il messaggio è diverso da quello diventato pubblico, com’è possibile?». È un rincorrersi di interrogativi: «Ma che danno c’è stato, visto che il viaggio non è avvenuto e io ho mandato al mio posto il vicepresidente Mantovani?».
Pubblicamente, comunque, l’ex ministro dell’Interno ostenta nervi saldi: «Finalmente dopo un anno si chiudono le indagini. Se per una sciocchezza come questa ci vuole un anno, poveri noi — dice —. Detto questo sono tranquillissimo. Io non ho mai fatto pressione per nessuno, né per parenti, né per figli. Non ho nessun timore di nessun tipo. Poi vediamo come andrà».
L’avvocato di Maroni, Domenico Aiello, appena nominato tra le polemiche proprio nel cda di Expo, entra sulla vicenda con decisione: «A parte citazioni ad effetto di alcuni sms il cui contenuto è stato palesemente (e sorprendentemente) modificato, non si colgono né gli estremi del reato, né tanto meno il danno per le casse di Regione Lombardia — scrive in una nota —. Spero che l’accusa non si lasci tentare dalle tante sirene del consenso e si torni da subito a confrontarsi e discutere di fatti e non di valutazioni extra giuridiche che non hanno rilevanza sul piano penale». Il richiamo è al senso di responsabilità: «Bisogna dare da subito alle contestazioni la corretta dimensione. Ritengo che il curriculum istituzionale del presidente Maroni consenta a tutti gli operatori questo pur minimo riguardo».
Ma l’opposizione va all’attacco. «Pare essere il solito caso di classe politica che piazza amici, amanti e parenti nei posti pubblici con stipendi pagati dalle tasse dei cittadini e senza alcuna valutazione di merito — commenta Dario Violi, capogruppo del Movimento 5 Stelle —. Con il rinvio a giudizio, l’obbligo morale è dimettersi. E sono parole che Roberto Maroni ha speso nel 2012 per il rinvio a giudizio di Roberto Formigoni e Vasco Errani (ai tempi governatori della Lombardia e dell’Emilia Romagna ndr) ». Alessandro Alfieri, segretario regionale del Pd: «È una questione delicata che potrebbe avere dei risvolti seri. Ci riserviamo di intervenire dopo aver appreso le decisioni della Magistratura».
Un anno di indagini per una sciocchezza del genere: poveri noi! Sono tranquillo, non ho mai fatto pressioni su nessuno Ho saputo la notizia dalle agenzie, come fa la Procura a sostenere che ho avuto una relazione con la Paturzo? La politica I Cinque Stelle chiedono le dimissioni immediate, prudenza da parte del Pd