Una nuova epoca per la Fisica
Prime collisioni tra particelle ad energia record L’esperimento senza precedenti al Cern di Ginevra per inseguire la materia oscura e l’antimateria
Materia oscura, particelle supersimmetriche, antimateria, ecco gli obiettivi della nuova caccia aperta dal più potente acceleratore di particelle del mondo, Lhc del Cern di Ginevra. Ieri, dopo che il Large Hadron Collider è tornato in funzione, raggiungendo l’energia record di 13 TeV (13 mila miliardi di elettronvolt), sono entrati in attività anche i quattro esperimenti incastonati nell’anello sotterraneo del Cern. E i risultati sono stati straordinari.
Nelle prime ore del mattino sei nuvole di cento miliardi di protoni ciascuna si sono scontrate e il ritmo è salito rapidamente sino a provocare un miliardo di collisioni al secondo. Un’energia mai raggiunta da una macchina e un risultato che potrebbe aiutare a far luce su quello che l’attuale Fisica non è riuscita ancora a spiegare. Dopo mesi di rodaggio Lhc è così tornato di nuovo in azione facendo sognare i fisici che l’hanno costruito e che ora, con le sue straordinarie possibilità, indagano le nostre origini. Al suo interno, infatti, si riproducono le condizioni dell’Universo una frazione di secondo dopo la nascita, 13,7 miliardi di anni fa, quando tutto era un miscuglio infernale di quark e gluoni.
«Non bisogna aver fretta», ha detto il direttore generale del Cern, Rolf Heuer, subito dopo le prime collisioni. «È un traguardo fantastico, ma non è detto che i risultati possano arrivare a breve, ci vuole pazienza». Sono occorsi due anni di lavori per potenziare l’acceleratore spingendolo in sicurezza verso l’obiettivo per il quale era stato costruito. Grazie allo straordinario intervento ogni parte ha dimostrato di funzionare a dovere riuscendo senza difficoltà a raddoppiare l’energia degli scontri raggiunta nella prima fase dell’utilizzo dalla quale era uscita la scoperta del fatidico bosone. Così Peter Higgs e Francois Englert che lo avevano teorizzato agli inizi degli anni Sessanta dello scorso secolo conquistavano nel 2013 il premio Nobel per la Fisica.
Con il ritrovamento del bosone si chiudeva, confermandolo, il disegno tracciato dal «Modello standard» dell’Universo spiegandone le caratteristiche. Adesso si va oltre, affrontando quesiti in grado di scandagliare ancora più in profondità la natura, rivoluzionando, forse, cognizioni fondamentali. La «fase due» di Lhc si proietta proprio verso questi orizzonti sconosciuti battezzati da alcuni «la nuova fisica».
Alla grande avventura del super-acceleratore Lhc del Cern di Ginevra partecipano 700 ricercatori italiani dell’Istituto nazionale di fisica nucleare e due di loro dirigono due dei quattro esperimenti: Tiziano Camporesi e Paolo Giubellino rispettivamente a capo di Cms e Alice. Per tre anni il super-acceleratore Lhc funzionerà al massimo delle sue possibilità aprendo le porte di un mondo ignoto.