L’istituto
Il Cern (Conseil Européen pour la Recherche Nucléaire) è il più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle. Ha sede a Meyrin, alla periferia di Ginevra. Oggi ne fanno parte 21 Paesi
È stato istituito nel 1954 da 12 Stati che volevano rilanciare la fisica europea dopo la fuga di molti scienziati negli Stati Uniti causata dal nazismo e dal fascismo
Tra gli scienziati più famosi che hanno contribuito al prestigio del Cern ci sono gli italiani Edoardo Amaldi e il Nobel Carlo Rubbia che lo ha anche diretto
«Amouth-watering prospect » , una prospettiva da far venire l’acquolina in bocca: così, in una mail al personale, il direttore generale del Cern, Rolf Heuer, ha definito l’esplorazione della regione di energie fino a 13 TeV, inaugurata ieri a Lhc.
Il Large Hadron Collider venne concepito trent’anni fa (l’idea risale al 1984) proprio con l’intenzione di raggiungere questa scala di energie, quindi si può ben intuire il senso di trionfo, di commozione e di lieve sgomento che pervade nelle ultime ore le migliaia di persone coinvolte. L’evento non è molto diverso dal lancio in orbita di un nuovo veicolo spaziale, meno scenografico forse, perché qui tutto avviene nelle profondità della terra e in uno spazio minuscolo, invisibile agli occhi — ma non molto diverso —. Se una sonda spaziale ci permette di visitare regioni inesplorate dello spazio, infatti, aumentare l’energia delle collisioni in un acceleratore come Lhc ci permette di visitare regioni inesplorate del tempo. L’analogia è ben chiara a tutti i fisici e discende da una formula alquanto semplice. In sostanza, più si aumenta l’energia delle collisioni, più indietro nel tempo ci si spinge, ricreando artificialmente gli istanti fatidici successivi al Big Bang, come se si guadagnasse ogni volta qualche fotogramma di una pellicola che ha filmato l’evoluzione dell’Universo dal principio.
Nel caso di Lhc, decenni di
GLI ESPERIMENTI Chilometri L’anello di Lhc, l’acceleratore in cui si svolge l’esperimento