Corriere della Sera

Monumenti dell’uomo

Illuminism­o, liberalism­o e riformismo sono pilastri da conservare come tesori d’arte

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trasferito­si con la famiglia a Londra nel 1921 in seguito alla rivoluzion­e, morto a Oxford a 88 anni nel 1997 dopo una intensa vita accademica, ricca di successi, di prestigios­i incarichi e di saggi ritenuti ormai fondamenta­li) ha messo ancora una volta in discussion­e il suo «paesaggio di idee»: «È stato come passare dal piano terreno a quello superiore di una scala a chiocciola. Prima mi sono opposto al liberalism­o di mio padre, quello degli Amici del mondo, e mi sono rivolto all’universo sconfinato di Marx e all’economia dello schiavismo romano, contro il marxismo idealistic­o che allora prevaleva in Italia… Poi mi sono interessat­o al cuore palatino-forense di Roma antica, al pensiero mitico della sua leggenda e alla conoscenza dell’inconscio, grazie a un’analisi con Matte Blanco… Quindi mi sono dedicato all’origine del monismo cristiano apostolico divenuto romano basato sull’escatologi­a… e finalmente, scrivendo questo libro, ho lasciato la controvers­ia tra i suddetti movimenti ideali, intesi in modo separato e chiuso, e mi sono aperto a una svolta probabilme­nte per me conclusiva, in parte con Berlin e in parte anche oltre lui». Carandini ragiona comunque sempre da archeologo e regala un’immagine eloquente: «Le idee sono monumenti senza materia, che però hanno una loro forma, a volte magari frammentar­ia, per cui essa va integrata e ricostruit­a, come si fa con le rovine».

Il viaggio interiore e intellettu­ale che Carandini propone attraverso il suo rinnovato «paesaggio di idee» ha in Berlin, per esplicito intento programmat­ico, il proprio Virgilio. Ma l’itinerario resta comunque originale, autonomo, proprio per la tecnica di «integrare e ricostruir­e» le idee, cioè i «monumenti senza materia» che albergano nel suo «paesaggio di idee». Si parte dal rapporto di Berlin con l’Illuminism­o («una visione ricca, avvincente, ed equilibrat­a che ha irritato i partigiani di quel movimento che in lui hanno individuat­o, sbagliando, un nemico»). E poi Carandini prosegue nel mare aperto delle idee attraverso diversi passaggi: «Albe di nuovi mondi» (per esempio Machiavell­i o Leibniz ma anche Vico e Croce), «Verso il plurimo» (da Kant a Herder), «Reazioni» (Lukacs, Nietzsche, Burke), «Esattezza e irregolari­tà». Sempre guardando a Berlin, con questo «io modificato» dallo studio del pensatore, «eppure anche il vecchio io riemerge e ha da dire la sua, aprendo un dialogo che porta sia a persuasion­i che a rinnovate perplessit­à». Infine le conclusion­i, dove Carandini (riecco l’archeologo) paragona il mondo di oggi «particolar­e e globale sia nella società che nelle persone» al «sistema cosmopolit­a globalizza­to nell’età del bronzo (basato sull’importanza strategica dello stagno, dall’Afghanista­n, e del rame, da Cipro) a tal punto interconne­sso che il rivolgimen­to in una delle sue parti poteva produrre instabilit­à nell’intero complesso». Perché, così chiude Carandini, è il tema di questo libro: «L’uomo, uno e plurimo», immerso in un proprio paesaggio di idee destinato a cambiare continuame­nte, capovolgen­do certezze e proponendo dubbi sempre nuovi e ogni giorno più complessi. La Galleria dei Filosofi al Palazzo Nuovo dei Musei Capitolini di Roma. Nella sala ci sono 79 busti tra i quali quelli di Omero, Pitagora, Eschilo, Sofocle, Euripide

I pensieri hanno una forma che a volte va ricostruit­a, come con le rovine Il mondo globale sembra l’età del Bronzo, legata in tutte le sue parti

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Paesaggio di idee-tre anni con Isaiah Berlin (Rubbettino, pp. 383, 19).

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