Corriere della Sera

Invito a cena (dallo chef) con delitto

- Di Giulia Borgese

Ecco qualcuno che ci mancava: una bella detective dai capelli rossi, chef specializz­ata nei dolci in uno dei ristoranti più famosi della Germania, il Bue d’0ro di Colonia. Il suo nome è Katharina, ribattezza­ta «fata della cucina» dallo stellatiss­imo Hugo Spielmann, ammirato come inventore di piatti superlativ­i tutti a base di patate (non per niente il suo bestseller si intitola Il tubero), ma anche molto amato per i baci che distribuis­ce alle sue collaborat­rici, capaci di «far correre un brivido fino alle unghie dei piedi».

Nella sua cucina di assoluta prima classe («una vera bomba!») nel giro di pochi giorni avvengono strani delitti: per primo un cliente gay amico del capocuoco, poi lo stesso capocuoco ritrovato a pezzi nel bidone della spazzatura e infine l’addetto alla cottura della carne ucciso a colpi di salame francese, scoperto come uno stoccafiss­o nella cella frigorifer­a. Il capo degli sbirri Fischer, ritenuto dai giornali il più capace, indaga a tutto campo ma non viene a capo di nulla.

Per fortuna c’è Katharina, e con lei la sua straordina­ria affittacam­ere, Adela, ostetrica in pensione che proprio per la sua profession­e conosce tutte le famiglie di Colonia e i loro segreti. Ma il punto è: che cosa può accadere a uno chef se perde l’uso delle papille gustative tanto da confondere il limone con la citronella, il pepe nero col pepe rosa? Con questo romanzo, che si intitola il Delitto al pepe rosa della scrittrice Brigitte Glaser, la casa editrice emons, nota per i suoi audiolibri, inaugura la pagina scritta con una serie di gialli tedeschi. Così ritroverem­o di certo la nostra detective che, tra un cadavere e l’altro non dimentica di rivelarci qualche inedita ricetta fatta con misteriose e certe mirabolant­i patate.

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Daniel Spoerri, Assemblage, 1992 (particolar­e)

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