Energia ritmica con la Mahler diretta da Gatti
Benché sia soltanto alla seconda delle quattro tappe previste, il ciclo di esecuzioni delle Sinfonie di Beethoven che Daniele Gatti e la Mahler Chamber Orchestra stanno realizzando a Torino per i Concerti del Lingotto sembra proprio attestarsi come il fatto sinfonico dell’anno. Già al primo appuntamento con le mirabili e mai abbastanza riproposte Prima e Seconda, oltre che la sempre temibile Quinta, si era percepito qualcosa di speciale nell’aria: una energia ritmica, un senso di esattezza formale e un suono così luminoso da rimanerne colpiti.
Ma ancora di più ciò si è notato nel secondo appuntamento, con la Quarta, pagina unica nel suo genere per come vi si combinano gli elementi classici e moderni, e con la splendida, imponente Terza, che così agile, inquieta e scattante sembra ancora più «eroica» che quando eseguita con organici anche molto più vasti di quello della Mahler Chamber Orchestra , formazione che si presenta con 10 violini primi e il resto di conseguenza (per intendersi, i contrabbassi sono solo tre).
L’orchestra suona stupendamente, esatta e compatta ma flessibile quando occorre. Daniele Gatti sembra invece vivere una stagione di particolare grazia. Alla solidità del gesto e al dominio del mezzo si aggiungono in lui i segni di una maturità che si traduce in forza, mai in frenesia.
Pur tagliente e affilato, articolatissimo, il suono giunge limpido, morbido, sereno. Il pathos si volge in profondità, l’umorismo in gioco, il lirismo in distesa cantabilità. Non a caso — ciò è una conseguenza — il «legato» è bellissimo. Gli applausi dunque non finiscono più.