Tevez, idee chiare prima la Champions poi il ritorno a casa
«Io contro Messi? No, è Barcellona-Juve»
Paura Chiellini. Un dolore al polpaccio sinistro del difensore bianconero porta una buona dose di preoccupazione alla Juve a due giorni dalla finale di Champions. Il giocatore ha interrotto in anticipo l’allenamento di ieri e a Vinovo (dove sono arrivati anche gli ispettori medici dell’Uefa per i controlli antidoping di rito per le squadre finaliste) l’allarme è subito scattato. Le sue condizioni verranno valutate oggi ma il problema a 48 ore dalla partita esiste. Anche perché la zona interessata è già stata sollecitata in passato da infortuni; sempre in maglia azzurra, a Euro 2012 e nel settembre 2014. Il sorriso arriva invece da Andrea Barzagli, tornato a lavorare in gruppo per l’intero allenamento. Il centrale sembra essersi ristabilito dalla lesione al retto femorale patita contro il Napoli, anche se non può essere al massimo. Allegri, dunque, deve fare i conti con tutte queste situazioni per allestire la difesa che dovrà affrontare MessiSuarez-Neymar. L’idea di base resta la linea a quattro con le certezze sulle fasce (Lichtsteiner a destra ed Evra a sinistra) e i dubbi al centro. Due le ipotesi al momento in piedi per la coppia centrale: BonucciChiellini o Barzagli-Bonucci, nel caso di forfait di Chiellini.
Carlos Tevez ha qualcosa in comune con Luca Toni, non solo una cavalleresca tenzone lunga un campionato per il titolo di Lider maximo del gol, ma soprattutto un passato che attraverserà veloce il presente per diventare futuro. L’ex giandone che viene da Pavullo nel Frignano, là dove la provincia di Modena si inerpica verso l’Appennino e il bomber formato tascabile di Ejercito de los Andes, meglio noto come Fuerte Apache perché, quando meno te lo aspetti, può sempre spuntare un indiano a farti lo scalpo, vivono quel non so che di nostalgia di casa. Per Toni il punto finale della circolarità calcistica potrebbe essere rappresentata dal Carpi, che sta nella piana, non sul monte come Pavullo, ma la lingua è più o meno la stessa. Come è la stessa di Tevez quella di Buenos Aires, la città da cui è partito quando aveva vent’anni, destinazione Corinthians, San Paolo, Brasile. È il dicembre del 2004. Da allora non è più tornato a casa, se non per brevi ma intensi momenti. Per essere un argentino, ha la saudade di un brasiliano.
Carlitos vuole tornare a casa. Non gli basta sentire la voce dei suoi figli, che parlano la sua lingua, non gli basta più parlare con sua moglie. Vuole che il castigliano lo attorni ventiquattr’ore al giorno. Non è una questione di posto, di soldi o di scontentezza. Anzi, da questo punto di vista è più felice a Torino di quanto lo sia stato nei suoi anni inglesi. Carlitos non ama sedere nelle brigate dei buontemponi, fa vita domestica, per questo apprezza la riservatezza innata della città sabauda. E non è neanche un problema di rapporti all’interno dello spogliatoio. Anzi, da questo punto di vista Carlitos ha conquistato tutti. Testimonianza di Marchisio: «Si diceva che fosse un giocatore che non si allenava molto e creava problemi, ma da quando è arrivato si è messo a disposizione del gruppo, ha lavorato tantissimo ed è diventato un punto fermo, in campo l’avete visto, ma lo è anche nello spogliatoio. Per noi è fondamentale e speriamo possa esserlo soprattutto sabato».
Per Gigi Buffon, intervistato dall’Uefa, è «la furia». Il suo impatto sulla stagione è stato di 29 gol: 20 in campionato, 7 in Champions, 2 in Supercoppa. Si è «riposato» solo in Coppa Italia, anche perché ha giocato poco, solo 173 minuti, neanche due partite. Vuole tornare a casa e per farlo vuole chiudere (in bellezza) il cerchio. «Lavoriamo per arrivare pronti alla finale». Vincere la seconda Champions dopo quella con il Manchester United. Non cerca un’affermazione personale, non crede alle contrapposizioni personali. Crede nel «noi» di contiana memoria. «Io contro Messi? Bisogna parlare di più della sfida tra Barça e Juventus che di quella tra di noi». Vista dall’Apache con la valigia, quella di sabato non è una partita da zavorrare con timori e preoccupazioni. «Le pressioni sono le stesse, per entrambi». Tevez ha la coscienza del cammino. «È’ stata dura arrivare fin qui: vogliamo fare una grande gara. Tutti i giocatori della Juve daranno il massimo per vincere la Champions League». E dopo? Vayas con Dios. Qualunque sia la destinazione.