S’allena così «Arrivo prima e vado via dopo...»
«Ragazzini, meno videogiochi e più pallone»
(Treviso) «Avevo tanti sogni come questi bambini: sono partito da un paesino di montagna e se avessi detto che sarei diventato campione del mondo e poi ancora capocannoniere a 38 anni, mi avrebbero dato del matto». Invece Luca Toni è ancora qua, a regalare scarpe da calcio a 250 ragazzini attraverso la Lotto, suo storico sponsor tecnico e a fare gol, più di tutti in serie A, a parte Mauro Icardi a quota 22 come l’attaccante dell’Hellas Verona: «Un po’ domenica l’ho gufato — ride Toni — perché a un certo punto temevo che mi superasse. Alla fine è andata bene a tutti e due e per me è un motivo d’orgoglio, perché questo record di bomber più vecchio di sempre sarà difficile da superare. Sono riuscito a fare un altro pezzo di storia e non cambierei la mia carriera con quella di nessun altro: dalla serie C al Mondiale, fino ad oggi».
Il capocannoniere della porta accanto nel 2015 ha segnato 17 gol, solo Messi e Ronaldo hanno fatto meglio. «Fa piacere, ma loro sono due mostri. Io alla mia età mi tolgo ancora delle soddisfazioni perché mi piace arrivare prima al campo di allenamento e andare via dopo. Non so se i giovani hanno altre cose per la testa, ma di sicuro ci vuole grande professionalità. E anche tranquillità: io vivo sereno e magari per questo vinco ancora».
Quarantadue gol in due campionati e zero chiamate dai c.t. azzurri, da Prandelli e Conte: «Per questo record mi hanno chiamato il premier e il presidente del Coni e mi ha fatto molto piacere. Il c.t. no, ma non posso nemmeno dire che mi dispiaccia. Più che altro mi è dispiaciuto non andare al Mondiale un anno fa, perché potevo dare una mano».
Ma uno che rivince dopo 9 anni la classifica marcatori può fermarsi qui? Non se ne parla, anche se non è detto che Toni resti al Verona: chiudere nelle sue terre, magari al Carpi neopromosso, potrebbe rappresentare uno stimolo nuovo: «In effetti dopo un finale di stagione così è dura smettere. Vado avanti, ma non so ancora dove. Mi piacerebbe restare a Verona, se ci sono i presupposti. In futuro comunque non mi vedo in panchina, ma piuttosto come dirigente».
Come del resto gli avevano proposto a Firenze due stagioni fa. Toni intanto sabato scorso ha battezzato anche la Juventus in partenza per Berlino, facendo gol al suo amico Buffon: «Gli ho anche fatto un grande in bocca al lupo: è una occasione d’oro per la Juve ma anche per il nostro calcio, però sarà dura perché il Barcellona è più forte ed è più abituato a questo tipo di partite».
Ma Toni capocannoniere è un bel segnale per il calcio italiano? «I giovani attaccanti azzurri devono giocare di più. A me ad esempio piace molto Gabbiadini, ma è brutto vedere che nelle squadre più importanti quasi non ce ne sono, perché senza confronto ad alto livello anche la Nazionale soffre. Di sicuro ai bambini davanti a me dico di spegnere computer, videogiochi e social network e di uscire a giocare con gli amici, come facevo io: bisogna ripartire dai campi». A seminare sogni e a coltivare gol. Eterni Luca Toni, 38 anni, e Carlitos Tevez, 31, si abbracciano al termine dell’ultima partita di campionato, che ha laureato il centravanti del Verona capocannoniere della serie A per la seconda volta in carriera: 22 i gol del bomber veronese, 20 quelli dell’Apache (LaPresse)