Corriere della Sera

S’allena così «Arrivo prima e vado via dopo...»

«Ragazzini, meno videogioch­i e più pallone»

- DAL NOSTRO INVIATO Paolo Tomaselli

(Treviso) «Avevo tanti sogni come questi bambini: sono partito da un paesino di montagna e se avessi detto che sarei diventato campione del mondo e poi ancora capocannon­iere a 38 anni, mi avrebbero dato del matto». Invece Luca Toni è ancora qua, a regalare scarpe da calcio a 250 ragazzini attraverso la Lotto, suo storico sponsor tecnico e a fare gol, più di tutti in serie A, a parte Mauro Icardi a quota 22 come l’attaccante dell’Hellas Verona: «Un po’ domenica l’ho gufato — ride Toni — perché a un certo punto temevo che mi superasse. Alla fine è andata bene a tutti e due e per me è un motivo d’orgoglio, perché questo record di bomber più vecchio di sempre sarà difficile da superare. Sono riuscito a fare un altro pezzo di storia e non cambierei la mia carriera con quella di nessun altro: dalla serie C al Mondiale, fino ad oggi».

Il capocannon­iere della porta accanto nel 2015 ha segnato 17 gol, solo Messi e Ronaldo hanno fatto meglio. «Fa piacere, ma loro sono due mostri. Io alla mia età mi tolgo ancora delle soddisfazi­oni perché mi piace arrivare prima al campo di allenament­o e andare via dopo. Non so se i giovani hanno altre cose per la testa, ma di sicuro ci vuole grande profession­alità. E anche tranquilli­tà: io vivo sereno e magari per questo vinco ancora».

Quarantadu­e gol in due campionati e zero chiamate dai c.t. azzurri, da Prandelli e Conte: «Per questo record mi hanno chiamato il premier e il presidente del Coni e mi ha fatto molto piacere. Il c.t. no, ma non posso nemmeno dire che mi dispiaccia. Più che altro mi è dispiaciut­o non andare al Mondiale un anno fa, perché potevo dare una mano».

Ma uno che rivince dopo 9 anni la classifica marcatori può fermarsi qui? Non se ne parla, anche se non è detto che Toni resti al Verona: chiudere nelle sue terre, magari al Carpi neopromoss­o, potrebbe rappresent­are uno stimolo nuovo: «In effetti dopo un finale di stagione così è dura smettere. Vado avanti, ma non so ancora dove. Mi piacerebbe restare a Verona, se ci sono i presuppost­i. In futuro comunque non mi vedo in panchina, ma piuttosto come dirigente».

Come del resto gli avevano proposto a Firenze due stagioni fa. Toni intanto sabato scorso ha battezzato anche la Juventus in partenza per Berlino, facendo gol al suo amico Buffon: «Gli ho anche fatto un grande in bocca al lupo: è una occasione d’oro per la Juve ma anche per il nostro calcio, però sarà dura perché il Barcellona è più forte ed è più abituato a questo tipo di partite».

Ma Toni capocannon­iere è un bel segnale per il calcio italiano? «I giovani attaccanti azzurri devono giocare di più. A me ad esempio piace molto Gabbiadini, ma è brutto vedere che nelle squadre più importanti quasi non ce ne sono, perché senza confronto ad alto livello anche la Nazionale soffre. Di sicuro ai bambini davanti a me dico di spegnere computer, videogioch­i e social network e di uscire a giocare con gli amici, come facevo io: bisogna ripartire dai campi». A seminare sogni e a coltivare gol. Eterni Luca Toni, 38 anni, e Carlitos Tevez, 31, si abbraccian­o al termine dell’ultima partita di campionato, che ha laureato il centravant­i del Verona capocannon­iere della serie A per la seconda volta in carriera: 22 i gol del bomber veronese, 20 quelli dell’Apache (LaPresse)

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