Corriere della Sera

Blatt, missione senza confini: vincere in Europa e nella Nba

Ex coach di Treviso, campione a Tel Aviv nell’Eurolega: con Cleveland sfida Golden State per il titolo «pro»

- Flavio Vanetti

il debutto nell’alta società: Alessia Trost stasera si metterà alla prova nella gara che conta 59 medaglie individual­i vinte in grandi competizio­ni internazio­nali: Blanka Vlasic, Ana Chicherova, Maria Kuchina, la coetanea russa che a Praga le ha tolto dopo uno spareggio assassino l’oro agli Euroindoor. Sulla pedana sotto alla curva Nord, nel 1987 Stefka Kostadinov­a saltò m 2,09, che rimane uno dei più incredibil­i primati dell’atletica contempora­nea. Stasera nessuna la avvicinerà

+Istintivam­ente, nella finale Nba tra i Golden State Warriors e i Cleveland Cavaliers, viene da tifare per lui, il «global guy» laureato a Princeton che ha stregato l’Europa e che, nel suo viaggio verso i mondi estremi del basket, è passato pure per l’Italia, sponda Treviso.

Notte tra oggi e domani: David Blatt entrerà nella battaglia delle battaglie al meglio delle sette partite pensando, prima che ai suoi Cavs e al «Prescelto» LeBron James, alla pallacanes­tro dalla quale proviene. Sintesi di una storia e di una carriera: può essere lui, David l’americano-israeliano, il primo coach capace di abbinare il titolo dei « pro » a quello europeo per club. L’anno scorso Blatt trionfò con il Maccabi Tel Aviv, ora prova a diventare l’eroe dei due mondi e l’ideale unificator­e di due corone da sempre separate: «Mi sono calato nella cultura della Nba: sono pronto».

Ma tanti non sanno che la sua è una vicenda ai confini della realtà. Sapete dove sarebbe oggi il «laureato», se le cose fossero andate in un certo modo? A lassù, ma la gara promette contenuti di assoluto livello.

L’emozione dello stadio quando la tribù della marcia azzurra, passato, presente e futuro, indosserà le scarpette per un giro di pista con dedica ad Annarita Sidoti, la piccola grande campioness­a che il 21 maggio ha perso la sua gara più difficile con la malattia.

L’emozione del mondo quando (ore 21.28) in pista andrà Justin Gatlin, l’uomo più veloce dell’anno con il 9”74 di Doha e il 19”68 sui 200 di Eugene,

(Ipp) fianco di Kerr sulla panchina dei Warriors, a consigliar­lo nella conduzione degli Splash Brothers (Stephen Curry e Klay Thompson, l’arma letale di Golden State) e a vivere l’esaltante crescita dei colletti blu della California, una squadra operaia ormai alle porte del paradiso.

Andò così. Phil Jackson, presidente di New York, pensò a Steve Kerr, che allenò a Chicago, per rilanciare i malconci Knicks. Ma Steve, che aveva deciso di smettere di fare il telecronis­ta (dopo essere stato pure manager), aveva anche l’offerta dei Guerrieri. E li preferì ai Knicks. Blatt, invece, puntava a sbarcare nella Nba: il suo interesse giunse all’orecchio di Steve. L’uno e l’altro si ritrovaron­o con un agente in comune, che li fece incontrare in un aeroporto. Andarono d’accordo, era fatta. Poco dopo, però, David Blatt ricevette da Cleveland la proposta di un colloquio. Per dirla tutta: non era la prima scelta dei Cavs, ma un ripiego. L’ex tecnico del Maccabi se ne fece una ragione e chiese un parere a Kerr. Ricevette il pieno incoraggia­mento a provarci e fu così che le due strade, anziché convergere, si separarono.

Per Blatt non è stato facile cavalcare LeBron James, a dispetto dei proclami («L’allenatore sono io; dunque, decido io»). Al di là dell’avvio negativo (record di 19-20), il Prescelto non l’ha digerito facilmente: in una partita, a Phoenix ci fu anche uno spintone sul quale si ricamò a lungo. Ma Blatt ha capito che gli ostacoli non si abbattono a testate, semmai si aggirano. Rivedendo la chimica, inserendo utili manovali come il russo Mozgov (conosciuto nel periodo da c.t. della Russia), ha ottenuto rispetto: «Ha fatto un lavoro infernale; lui è il nostro generale» dice oggi LBJ. David lo ringrazia con un riassunto della sua parabola: «La vita mi ha insegnato a non credere in nulla, finché non capita. Se Steve non mi avesse spinto a parlare con Cleveland, sarei con lui». Invece cercherà di privarlo di quello che Kerr desidera di più assieme ai suoi Guerrieri, a digiuno da 40 anni: il titolo Nba.

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Addio Antonietta Di Martino, 37

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