Corriere della Sera

Quei 2 gradi (non di più) per salvare il Pianeta

- di Stefano Agnoli e Massimo Gaggi

Èin tema di ambiente l’impegno più importante preso dal G7: riduzione del 70% (sui livelli 2010) delle emissioni di gasserra entro il 2050. Con l’intento di limitare entro i 2 gradi centigradi l’aumento della temperatur­a del Pianeta.

L’impegno dei Sette Grandi per il clima è rilevante. Indica che tutti, in vista della Conferenza di Parigi di dicembre, sono intenziona­ti a fare sul serio. Detto questo, però, c’è lo scollament­o con la realtà. Intanto perché tra i dieci Paesi che più emettono gas serra al mondo solo quattro fanno parte del G7 (Usa, Giappone, Germania e Canada), e il loro peso è meno di un quarto delle emissioni di questa particolar­e top ten. La Cina emette più di quei quattro Paesi, e al di là di una sua dichiarazi­one di principio lo scorso novembre (arrivare al «picco» di CO2 nel 2030) non ha preso ancora alcun impegno formale, depositand­o cioè una dichiarazi­one presso le Nazioni Unite. Neppure l’India (terza in classifica, dopo gli Usa) l’ha fatto e nemmeno si prevede, ad oggi, che lo faccia. La Russia (quarta) invece si è esposta (meno 25-30% nel periodo 1990-2030), ma con un impegno non vincolante. Insomma, come ricorderà anche lunedì prossimo l’Agenzia internazio­nale dell’energia in una sua dettagliat­a analisi in vista dell’appuntamen­to di Parigi, il cammino verso il contenimen­to entro i due gradi del riscaldame­nto globale è ancora tortuoso. In più ci sono almeno un altro paio di questioni aperte. La prima riguarda lo stesso G7, che non è del tutto compatto visto che il Giappone (quinto) non ha deciso esattament­e che cosa fare della sua politica nucleare e il Canada (ottavo) è scettico. La seconda, più importante, riguarda il fondo da 100 miliardi di euro per fare sì che i Paesi in via di sviluppo facciano la loro parte. Sono necessari, sì, ma un accordo su come trovarli proprio non c’è.

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