La fiammata settentrionale
I governatori Maroni e Zaia hanno rimesso al centro dell’attenzione la questione settentrionale, anche se in una chiave dove prevale il fattore politico-propagandistico. Strategia di lungo periodo o fiammata mediatica?
Prendendo prepotentemente l’iniziativa sulla delicata e complessa vicenda delle quote di immigrati, i due governatori del Lombardo-Veneto Roberto Maroni e Luca Zaia hanno di fatto rimesso al centro dell’attenzione la questione settentrionale. Il loro segretario Matteo Salvini l’aveva derubricata e ora invece il tema ritorna, anche se in chiave politico-propagandistica. La Lega, infatti, incassato il successo alle Regionali è riuscita a trascinare dietro di sé il forzista Giovanni Toti e punta a galvanizzare i militanti delle formazioni di centrodestra. Il tema prescelto mette in obiettiva difficoltà il premier perché coglie un punto debole: la persistente difficoltà a ottenere risultati al tavolo europeo. In più costringe Renzi a dare una risposta «di sinistra» e rende ancor più aleatorio quel partito della nazione, frutto di un ipotetico travaso di consensi dal centrodestra al centrosinistra. Di conseguenza grazie alla forza d’urto di Salvini e alle «provocazioni» dei governatori si tenta di ricostruire un legame duraturo tra l’offerta politica e le tradizionali constituency del centrodestra. Ma è una strategia di lungo periodo o solo una fiammata che serve a ridare visibilità a Maroni? La risposta ce la daranno gli esperti di demoscopia ma già fin d’ora si può dire che se i nuovi leader del centrodestra vorranno riconquistare davvero il loro popolo sono obbligati a fare i conti con l’economia. Devono sporcarsi le mani con le tendenze in atto e con le aspettative di imprenditori, artigiani e partite Iva del Nord che sognano un Pil che cresca a tassi più robusti e il rilancio della domanda interna. Senza la quale settori come costruzioni e commercio — due serbatoi del centrodestra — continueranno a registrare chiusure di attività. Ha senso per il centrodestra gufare contro il Pil e scommettere contro le esigenze vitali della propria constituency? Oppure è più sensato incalzare il governo sulle scelte di politica economica e accompagnare l’iniziativa con due richieste che da sempre fanno parte del bagaglio culturale del centrodestra di tutto il mondo come riduzione del carico fiscale e drastico dimagrimento della spesa pubblica? Potrà sembrare paradossale ma i successi di Salvini hanno tagliato i tempi del centrodestra, la traversata del deserto appare meno lunga del previsto e quindi diventa decisiva la capacità di selezionare parole d’ordine e rivendicazioni.