L’idea di ridurre i vincoli alla capacità di spesa dei Comuni virtuosi
Altro che tagli, altro che disincentivi ai Comuni che volessero accogliere i migranti, ieri Renzi in Germania ha accennato al meccanismo opposto: lo stanno già studiando alcune Regioni governate dal Pd, 13 Comuni sino ad oggi si sono in qualche modo candidati, quello che pensa il governo è una sorta di piano che preveda l’allentamento del patto di Stabilità interno per gli enti locali. Chi accoglie più migranti di quanto le quote nazionali hanno assegnato, avrebbe come premio una capacità di spesa maggiore rispetto ai Comuni non generosi. Un meccanismo che alla fine potrebbe interessare di più proprio quei Comuni del Nord che non hanno bilanci in crisi.
Insomma contro quella di Maroni e di Zaia, giudicata da Renzi una «trovata elettoralistica che durerà una settimana, destinata a finire dopo i ballottaggi» di domenica prossima, sembra una polemica che potrebbe alla fine produrre gli effetti opposti: un’accelerazione dell’esecutivo su un meccanismo di «incentivi», di cui si stanno studiando parametri e fattibilità, cui ieri il presidente del Consiglio ha parlato nel corso del G7, e che in qualche modo produrrebbe un circolo virtuoso.
In questi due giorni di vertice internazionale Renzi ha trattenuto l’irritazione, confinato la sua reazione bollando come « demagogia a basso costo, buona per un 0,5 di voti in più» le dichiarazioni del governatore della Lombardia. Ieri ha rincarato la dose, ricordando che «è stato proprio Maroni a creare il sistema delle quote quando era ministro dell’Interno, forse se n’è dimenticato».
Una contraddizione istituzionale spiacevole e che rischia di complicare la strada che il premier ha davanti a sè, da oggi sino al 25 giugno, data del prossimo Consiglio europeo, quando si verificherà se la Commissione di Bruxelles è riuscita a coagulare un consenso sufficiente per adottare una seria politica di condivisione dell’accoglienza fra gli Stati membri o se piuttosto la battaglia dell’Italia sulle quote e su un meccanismo di solidarietà non ha prodotto i frutti sperati. Una strada in salita, di cui il premier è consapevole, e di cui ha parlato più volte, per sua stessa ammissione, con i vertici dell’Ue presenti nel castello di Elmau, in Baviera, lamentando il fatto che anche il piano attuale, che prevede uno sgravio per l’Italia di appena 24 mila migranti, e in due anni, fra siriani ed eritrei, è «assolutamente insufficiente». È chiaro, e da qui l’irritazione del premier, che una battaglia europea fondata su una richiesta di solidarietà collettiva, su cui già la Commissione sta facendo parecchi sforzi, perde di credibilità e di forza con le notizie che arrivano dall’Italia: «Lombardia e Veneto si comportano come Slovacchia e Repubblica Ceca», dicono a Palazzo Chigi. Ieri Renzi è tornato sull’argomento anche per dire che le parole dei governatori del Nord sono in qualche modo parole al vento, è facile dire «occupiamo le prefetture». Piuttosto ora serve risolvere il problema, non urlando più forte, ma risolvendo i guai combinati dagli stessi che oggi stanno urlando».