La volontà del premier di trattare con gli studenti non con sinistra e sindacato
Aveva avvisato i suoi: in direzione non sarò buonista
Nel senso che deve cercare il massimo coinvolgimento, ma se non ci riesce poi deve andare avanti con chi ci sta».
Magari, se la minoranza interna recalcitra, può essere sostituita anche da quei pezzi di Palazzo Madama che ormai non sembrano essere governati da nessuno. Gli ex grillini, per esempio. Ma pure dai senatori di Forza Italia, « che stanno implodendo, nonostante la vittoria di Toti in Liguria».
Anche sulla riforma del Senato, per esempio, le cui modifiche vengono chieste in toni quasi ultimativi dalla minoranza interna, Renzi ha le sue idee. E non le ha esposte adesso «perché se Speranza mi viene a dire che il risultato elettorale non è stato buonissimo, io dico: “Cavoli governiamo in diciassette regioni su venti, di che cosa parlia- mo?”. Io la modifica l’ho ipotizzata già ai primi di febbraio. Quindi non prendiamoci in giro».
Per farla breve, è sempre lo stesso premier pragmatico che conferma la stessa disponibilità... a patto che non venga venduta come un cedimento perché di quel possibile cambiamento parlò a molti, cronisti compresi, a febbraio e appuntarselo adesso come una medaglia dopo la sconfitta in Liguria è «ridicolo».
Già, la sconfitta. È un parola che il premier pronuncia con difficoltà. Anzi la nega: «Con una sconfitta così, spalmata sul territorio nazionale, andando alle politiche governeremmo l’Italia».
Ma non è il voto anticipato ciò che il premier vuole. Ed è questa l’unica vera rassicurazione che Renzi offre ai suoi avversari interni: «Io non penso neanche lontanamente alle elezioni anticipate, perché nei prossimi dodici mesi ci sarà la crescita economica e nessuno la vuole perdere». E allora? «E allora io a questo punto vado avanti con ancora più decisione e sono incavolato con chi vuole fermare le riforme, ancora di più se questo qualcuno viene dal mio partito». E allora, alla fine della festa, mediazione sì, solo «se fa andare avanti i provvedimenti che servono al Paese», sennò, come per la scuola, «si va avanti con chi ci sta».
Il leader del Pd Matteo Renzi, 40 anni, arriva alla sede del Nazareno per la direzione del partito
Di fronte, la protesta dei precari della scuola
Al vertice c’era Vincenzo De Luca, 66 anni, eletto governatore in Campania
«Tirare dritto» Secondo il segretario chi ha responsabilità a un certo punto deve «tirare dritto»