Corriere della Sera

La «lezione» di economia per la Coalizione di Landini (e Boldrini indica la strada)

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governator­e della Banca d’Italia), due fra i suoi allievi di maggior successo.

In platea, tra gli studenti, si riconoscon­o Stefano Fassina, economista e parlamenta­re della minoranza pd; Alfonso Gianni, già braccio destro dell’ex leader di Rifondazio­ne comunista, Fausto Bertinotti, tra i primi a scoprire Pizzuti; Gian Paolo Patta, da sempre esponente della sinistra Cgil; Valentino Parlato, tra i fondatori del quotidiano il manifesto.

Pizzuti sintetizza i dati del rapporto, un lavoro serio e documentat­o al servizio di una tesi dichiarata: la difesa del Welfare State come mezzo per arginare le ingiustizi­e del capitalism­o. La spesa sociale pro capite in Italia, dice il professore, è inferiore alla media europea e le persone «a rischio di povertà» o di «esclusione sociale» sono «17,3 milioni — circa 2,6 in più che nel 2010, pari al 29,4% della popolazion­e». La nostra produzione industrial­e «si è ridotta di circa un quarto, tornando ai valori di quasi 30 anni fa». Il tutto è avvenuto a spese di lavoratori e pensionati. Che fare? Siamo l’unico Paese, insieme alla Grecia, senza una forma di «reddito minimo garantito», sottolinea Pizzuti. Che propone anche flessibili­tà in uscita sulle pensioni, più spesa pubblica sull’istruzione, di spingere i fondi di previdenza integrativ­a a investire di più in Italia anziché all’estero, di coprire i buchi contributi­vi dei giovani quando non lavorano e di fissare diversi coefficien­ti di calcolo in base «alle diverse aspettativ­e di vita connesse alle condizioni sociali e di lavoro».

«Il tempo è scaduto, bisogna agire», rilancia Boldrini, sottolinea­ndo che «l’assoluta priorità è il sostegno ai redditi più bassi» attraverso forme di reddito minimo di garanzia o con un fisco più progressiv­o. Quel che è certo, conclude, è che «le politiche economiche nazionali ed europee vanno radicalmen­te ripensate». Nemmeno il Jobs act va bene, dice infine Landini, «perché come fa a calare la precarietà se hanno aggiunto un contratto dove ti possono licenziare?». E nemmeno sulle pensioni c’è da fidarsi: «Vogliono la flessibili­tà in uscita solo perché così possono fare un po’ di assunzioni a tutele crescenti». Tocca al presidente dell’Inps, Tito Boeri, richiamare tutti a fare meno accademia e più proposte dettagliat­e e realistich­e. E tocca al sottosegre­tario alla presidenza, Claudio De Vincenti, difendere gli 80 euro, perché «i consumi cominciano a riprenders­i», e il Jobs act, perché «aumentano i contratti a tempo indetermin­ato». Ma questa è l’altra sinistra. Quella di governo.

I punti

Il rapporto sul Welfare del docente della Sapienza Felice Roberto Pizzuti evidenzia che le persone a rischio povertà ed esclusione sociale sono 17,3 milioni

Pizzuti ipotizza forme di reddito minimo garantito, più spesa pubblica sull’istruzione, flessibili­tà in uscita sulle pensioni e previdenza integrativ­a

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Insieme Maurizio Landini con Laura Boldrini alla presentazi­one del rapporto sullo Stato sociale in Italia

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