Corriere della Sera

CITTÀ Sempre più grandi, mai così popolate Sono la nuova chiave della sostenibil­ità

Le metropoli e il futuro del Pianeta Entro il 2100 più di otto persone su dieci nel mondo saranno inurbate e le mega-city diventeran­no oltre 40. Oggi a Rio i consumi di energia crescono dieci volte più veloce degli abitanti. Ma gli esperti assicurano: «Se

- di Elena Tebano

inquant’anni fa viveva in città solo un terzo della popolazion­e mondiale, oggi oltre la metà. Entro il 2050 saranno i due terzi. Alla fine di quello che gli studiosi hanno ribattezza­to il «secolo metropolit­ano» otto persone al mondo su dieci vivranno in una zona urbana. «Per tutta la storia dell’umanità la popolazion­e delle campagne ha superato quella delle città, nel giro di cento anni tutto questo è cambiato: è una rivoluzion­e senza precedenti» spiega Alessandro Rosina, demografo dell’Università Cattolica di Milano.

Ma soprattutt­o una sfida destinata a influenzar­e, e moltissimo, la qualità del nostro futuro: più centri urbani significa maggior consumo di risorse e produzione di rifiuti. «Dal 2001 al 2010 la popolazion­e di Rio de Janeiro è aumentata di circa il 10%. I consumi elettrici del 100%, dieci volte tanto», dice Angelo Facchini della Fondazione Centro Studi Enel, che con Chris Kennedy dell’Università di Toronto ha pubblicato sulla rivista Pnas un importante studio sui consumi delle mega-city (oltre i dieci milioni di abitanti). Non è un fenomeno negativo: chi sta in città usa più energia perché può usufruire di più servizi, tecnologia e opportunit­à. «Spesso significa un migliorame­nto della qualità di vita», dice Facchini.

Siamo abituati a pensare che i centri urbani siano sinonimo di sprechi e inquinamen­to, ma invece — se funzionano — è vero il contrario. «Nei Paesi sviluppati, più le persone sono concentrat­e, più è facile “collettivi­zzare” i nostri bisogni e quindi renderli sostenibil­i: ridurre gli spostament­i è logico e stare insieme è una risorsa — spiega Richard Ingersoll, storico dell’architettu­ra e professore di progettazi­one urbana al Politecnic­o di Milano e alla Syracuse University di Firenze —. Friburgo, per esempio, ha creato due nuove quartieri ecologici che non solo non inquinano, ma producono energia: c’è un generatore di quartiere alimentato a biomasse, parcheggi con i pannelli fotovoltai­ci per l’elettricit­à, l’uso della macchina è disincenti­vato. La chiave per la sostenibil­ità sono partecipaz­ione democratic­a e progettazi­one: avere una visione».

Proprio qui stanno i rischi più grandi. Oggi le regioni più inurbate del mondo sono il Nordameric­a, l’America Latina, i Caraibi e l’Europa, ma gli equilibri sono destinati a cambiare: le città crescono più velocement­e in Africa e Asia. Oltre un terzo della nuova popolazion­e urbana, da qui al 2050, risiederà in India, Cina e Nigeria. Nel 1950 le mega-city erano solo New York e Tokyo, nel 2030 diventeran­no 41 e sette delle dieci più grandi saranno in Asia. Spesso la crescita dei grandi agglomerat­i è più veloce della capacità di renderli sostenibil­i. E avviene in Paesi dove il benessere dei cittadini e la tutela dell’ambiente non sono priorità. «Se nel lungo periodo la città sono destinate a dare migliori opportunit­à a chi le abita, nel medio periodo la loro crescita esuberante lascerà ampie fasce di popolazion­e ai margini. Soprattutt­o nelle regioni in via di sviluppo».

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(foto di Nadav Kander, courtesy of Flowers Gallery) Fengjie III Il monumento al progresso e alla prosperità
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(foto di Nadav Kander, courtesy of Flowers Gallery) Chongqing IV Picnic di domenica
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