Corriere della Sera

«Non era più lo stesso in seguito alla caduta»

- Di Richard Ford

Sono uscito faticosame­nte dalla macchina, ho sputato la gomma, e sento subito freddo — alle costole in particolar­e — come se sotto la giacca non avessi la camicia. Gli effetti stimolanti della Corrente del Golfo sono, naturalmen­te, tutte balle. Addosso ho solo un vecchio Bean’s Newburypor­t, pantaloni di stoffa cachi e mocassini: l’abbigliame­nto casalingo del pensionato-dei-sobborghi-chenon-ha-ancora-guardato-in-faccia-la-realtà. Ho anche un po’ paura di mettere un piede su un chiodo io stesso. E pensando a una cosa che mi ha detto Sally, sento il bisogno di alzare più consapevol­mente i piedi, quando cammino: perché «il passo strascicat­o del nonnino» è il segno inconfondi­bile dell’approccio all’ultimo viaggio. Mi aiuterà anche a non cadere e a non rompermi il culo. Com’è la storia delle cadute? «È morto in seguito a una caduta». «Il poverino non si è mai ripreso dopo la caduta». «Si è fratturato l’anca per una caduta e non è stato più lo stesso». «La morte lo ha raggiunto abbastanza in fretta dopo una caduta nel cortile». Ma che cazzo di cadute fa questa gente? Cade da un palazzo? Dall’orlo di una cascata spumeggian­te? In un tombino? Sono più lontani da terra di una volta? Negli anni passati io cadevo sul ghiaccio, mi tiravo su con un saltello e non ci pensavo più. Adesso è una condanna a morte. Quello che mi ha detto Sally era: «Sta’ attento quando scendi gli scalini dell’ingresso, tesoro. La superficie non è regolare, perciò tira su i piedi». Perché sono diventato un incidente ambulante in attesa di verificars­i? Perché mi preoccupa più questo che non sapere se c’è una vita dopo la morte? seconda moglie e con un tumore alla prostata annunciato di fresco.

Poteva essere la fine di Frank Bascombe: non lo è stata. Eccolo dunque in Tutto potrebbe andare molto peggio a 68 anni, in pensione, di nuovo insieme alla seconda moglie Sally, di nuovo nella fittizia cittadina di Haddam nel New Jersey, mentre nei giorni successivi alla devastazio­ne dell’uragano Sandy e precedenti ai festeggiam­enti natalizi, si trova a confrontar­si con persone che lo chiamano a essere testimone di una perdita. Nel primo racconto, Sono qui, un ricco commercian­te di pesce lo vuole con sé per valutare il disastro della sua casa sulla spiaggia spazzata via dall’uragano. Nel secondo, che dà il titolo al libro, una donna nera piacente e ben vestita suona alla sua porta in un giorno di neve, chiedendog­li se può visitare la casa dove è cresciuta e dove, scopriremo, si è consumato un dramma atroce. Nel terzo la sua ex moglie Ann, malata di Parkinson, gli chiede di portarle un cuscino speciale nella casa di riposo di lusso dove si è ritirata a vivere i suoi ultimi anni. E nel quarto un uomo, che in passato ha fatto parte solo tangenzial­mente delle amicizie di Bascombe, insiste perché vada al suo capezzale per confessarg­li qualcosa che l’altro avrebbe preferito non scoprire mai.

C’è molta ironia sotto le ceneri di questi racconti che inaugurano la terza età del Ford narratore. La donna/uomo alla reception della casa di riposo Feng Shui del terzo racconto ha un ghigno da bestione che «la fa sembrare non molto diversa da un piazzista di macchine agricole, però con i seni, il rossetto e un’ombra di barba sul contorno della mascella » ; i quadri di dettagli di frutti ingigantit­i nella stanza della moglie malata hanno un che di osceno che gli fa pensare: «Non mi va di stare qui a guardare di

Il proposito «Stringere un legame affettivo è la prima espression­e nella lista di ciò che ho escluso»

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