Cristina Mondadori Formenton, una vita di grandi passioni
La sua vita così lunga, così piena, così laboriosa, Cristina Mondadori Formenton, scomparsa l’altra sera a 81 anni, l’ha raccontata lei stessa in un libro pubblicato nel 2004 per Bompiani: Le mie famiglie. Non una sola famiglia aveva, infatti, alle spalle, bensì due, entrambe di notevole speso specifico: non per niente suo padre era il mitico Arnoldo Mondadori, editore, mentre sua madre era Andreina Monicelli, dell’altrettanto nota dinastia dei registi e giornalisti.
Con scrittura brillante e spiritosa rievoca i personaggi che hanno fatto parte della sua esistenza; non soltanto i numerosi parenti, ma anche scrittori italiani e stranieri come d’Annunzio, Pirandello, Ungaretti, Mann e Hemingway, per citare soltanto i più famosi, che frequentavano la villa di famiglia affacciata sul lago Maggiore, magnifica residenza che conserva traccia del passaggio di questi grandi: graffitari ante litteram, hanno lasciato le loro firme sul grande camino.
Cambia il tono quando si passa ai terribili ricordi legati all’ultima guerra: alle stragi naziste che la bambina Cristina non poté ignorare, poiché tanti erano i cadaveri che in quelle settimane si videro galleggiare — immagine per lei incancellabile — sulle acque del lago. Ci fu poi la fuga in Svizzera, assieme alle donne di famiglia — gli uomini erano già andati avanti — con l’aiuto dei contrabbandieri del luogo che le condussero attraverso le montagne. Infine, a guerra finita, il rientro in una Milano semidistrutta dai bombardamenti.
Torna poi il tono brioso, scintillante quando l’autrice si sofferma sulla storia d’amore più importante della sua vita, quella con Mario Formenton, suo marito per quarant’anni e padre dei suoi figli, con il quale si trasferì a vivere in Persia; al ritorno in Italia, la ripresa degli studi, non facile per una mamma di quattro bambini, la laurea in Medicina, la specializzazione in Psicoterapia infantile, il lavoro in ospedale.
E giunge il tempo, per Cristina, delle grandi battaglie: su due fronti, familiare e aziendale. Muore, piccolissima, una nipotina, e in suo ricordo la nonna dà vita alla fondazione «Benedetta d’Intino. A difesa del bambino e della famiglia» per curare i bambini ammalati, fondazione alla quale si è dedicata fino all’ultimo con determinazione e perseveranza.
Sull’altro fronte la troviamo come traghettatrice, abile ed energica, della casa editrice fondata dal padre nelle mani di Silvio Berlusconi: «Dovevo proteggere i miei figli — dichiarò a chi le chiedeva conto della decisione abbastanza inattesa — tutti e quattro ancora troppo giovani per avere la forza di guidare un’azienda così grande».
Fuori dai suoi ricordi personali, Cristina Formenton, come ha sempre voluto chiamarsi, era una donna sportivissima, esperta velista, che gli amici ricordano piena di fascino, coraggiosa e colta. E aggiungono: una donna di passioni, anche.