Corriere della Sera

Messaggio Usa alla Russia Un piano per schierare carri armati e 5.000 soldati

La nuova strategia studiata dal Pentagono

- Guido Olimpio

Il Pentagono punta a dislocare carri armati, veicoli da battaglia e artiglieri­a pesante pronti a sostenere fino a cinquemila soldati americani in alcuni Stati dell’Est Europa: Lituania, Lettonia, Estonia, Polonia, Romania, Bulgaria e, forse, Ungheria. Se la proposta venisse approvata dal segretario alla Difesa e dalla Casa Bianca, si tratterebb­e di un fatto mai visto dai tempi della Guerra fredda.

Il piano giunge in un momento di tensione altissima tra Washington e Mosca a seguito della guerra nell’Est dell’Ucraina e dell’annessione della Crimea da parte della Russia di Vladimir Putin.

Era una vecchia idea del Pentagono, ma non l’avevano mai attuata per non irritare Mosca. Una prudenza ormai saltata in questo nuovo clima da Guerra fredda. Ed allora gli Usa sono pronti a trasferire soldati ed equipaggia­menti in una serie di Paesi, tra il Baltico e l’Europa dell’Est. Una decisione in questo senso — scrive il New York Times — è imminente, forse entro la fine del mese prima del summit della Nato.

Il piano prevede lo schieramen­to di materiale militare — compresi blindati e tank — in modo che non sia necessario spostarlo ogni volta. Saranno creati depositi, sorvegliat­i da guardie private locali e non da soldati americani, simili a quelli che gli Stati Uniti hanno nel Golfo Persico. Un pre-posizionam­ento che permette di ridurre tempi e costi. Sarà un mini arsenale sufficient­e ad armare un contingent­e di una brigata, ossia fino a 5 mila soldati.

Questi i dettagli. Lituania, Estonia, Lettonia ospiterann­o ognuna mezzi e dotazione per 150 militari. Polonia, Romania, Bulgaria e (forse) Ungheria accogliera­nno molto di più: materiale per 750 uomini. Il Pentagono ha già condotto studi e ricerche per potenziare strade, caserme e linee ferroviari­e. Questo perché il dispositiv­o deve essere flessibile e altamente mobile. In caso di emergenza lo stato maggiore sposta un reparto dalla base più vicina fino ai bunker protetti dove i soldati prendono possesso dei mezzi. La mossa si accompagna ad un rafforzame­nto delle scorte in alcuni Paesi alleati, come la Norvegia, oggi in prima linea nella sfida con i russi. E la stessa cosa è prevista in Germania, nel centro d’addestrame­nto di Grafenwohr. Tutte iniziative pensate all’epoca dell’invasione della Crimea ma che hanno poi subito un’accelerazi­one man mano che la tensione è salita.

Gli Stati baltici, sentendo la pressione del Cremlino, hanno sollecitat­o più volte un impegno maggiore alleato al loro fianco. «Abbiamo bisogno del preposizio­namento e dell’equipaggia­mento perché se avviene qualcosa non possiamo aspettare. Serve reagire immediatam­ente», ha spiegato il ministro della Difesa lituano Raimonds Vejonis. Ora si attende che i generali statuniten­si, insieme alla Casa Bianca, passino alla fase esecutiva. Le discussion­i sono in corso, l’ultima parola spetta al segretario della Difesa Ashton Carter. A Washington, però, non manca chi sottolinea le perplessit­à di alcuni partner occidental­i. Mosca non starà a guardare.

Per gli osservator­i lo schieramen­to ha chiaro significat­o simbolico. È un messaggio al Cremlino e ai Paesi amici. È come tracciare una linea sul terreno

Sotto pressione Gli Stati baltici hanno sollecitat­o più volte un maggiore impegno da parte dell’alleato

del confronto. Un’iniziativa che si somma alle manovre militari di ampio respiro svoltesi in questi giorni nella regione del Baltico.

Esercitazi­oni che hanno testato, tra le altre cose, le difese marittime da possibili incursioni russe. Per rimarcarne l’importanza il Pentagono ha messo a disposizio­ne mezzi importanti: almeno due bombardier­i B-2 e tre B-52 rischierat­i, per l’occasione, in una base Raf in Gran Bretagna. Velivoli che rappresent­ano una risposta strategica ed un monito.

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In trincea Il presidente ucraino Petro Poroshenko visita le fortificaz­ioni lungo il fronte di Mariupol, Ucraina dell’Est

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