Corriere della Sera

Bassanini: nessuno ha chiesto le mie dimissioni L’ipotesi dell’uscita dei consiglier­i del Tesoro dalla Cassa depositi. Il nodo Corte dei conti e Statuto Al consiglio di martedì sul tavolo la lettera d’intenti per l’ingresso nell’azionariat­o del Fondo salv

- Stefania Tamburello

«Nessuno, almeno fino ad ora, mi ha mai chiesto — né il governo né i miei azionisti — di dimettermi dalla presidenza della Cassa depositi e prestiti».

Franco Bassanini rompe così il silenzio sull’ipotizzato ribaltone al vertice della Cdp che dovrebbe accompagna­re un mutamento delle strategia di sviluppo della società. Bassanini, in particolar­e, se la prende con chi gli attribuisc­e l’intenzione di resistere ad ogni tentativo di fare passi indietro. Nessuno fa pressioni su di me ne io resisto, fa sapere. «Se e quando avrò la richiesta di dimissioni non farò certo resistenza in noogni me di interessi personali, così come ho sempre fatto nella mia non breve esperienza istituzion­ale, di cui tutto si può dire eccetto che sia stata guidata dall’attaccamen­to a qualche poltrona», dice Bassanini che nei giorni scorsi ha comunque avuto modo di chiarirsi con lo stesso presidente del Consiglio, Matteo Renzi.

Fatto sta che sul cambio di rotta di Cdp, che vedrebbe l’arrivo di Claudio Costamagna e Fabio Gallia, molti interrogat­ivi restano in piedi, a cominciare dai motivi che suggerisco­no la virata ed il rinnovo dei vertici con un anno di anticipo rispet- to alla scadenza del mandato. C’è poi da capire, cosa farà l’amministra­tore delegato Giovanni Gorno Tempini che nonostante i buoni risultati raggiunti dalla Cassa sotto la sua gestione, è stato invitato dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, suo socio di riferiment­o, a fare un passo indietro. Con probabilit­à sta cercando di individuar­e il modo meno penalizzan­te per lui, anche dal punto di vista economico, per uscire di scena. L’ipotesi delle dimissioni dei rappresent­anti del Tesoro, magari con l’eccezione di Gorno Tempini, in occasione del prossimo consiglio straordina­rio della cassa, previsto per martedì, così da far decadere l’intero organismo compreso il presidente (che è stato invece indicato dagli azionisti di minoranza, le Fondazioni) è ancora sotto esame. In particolar­e i consiglier­i stanno approfonde­ndo i profili di opportunit­à e di correttezz­a dell’iniziativa alla luce dei possibili addebiti da parte della Corte dei conti. Se il consiglio decadesse bisognereb­be concordare un’assemblea per le elezioni. In questo quadro sarà importante capire pure cosa faranno le Fondazioni, che vogliono verificare le nuove strategie d’azione della Cassa immaginate dal governo e che puntano comunque a preservare la redditivit­à del loro investimen­to. Martedì all’ordine del giorno di martedì c’è solo la lettera di intenti per l’ingresso della Cassa nel Fondo salva imprese.

Il cambio La scadenza naturale dei vertici attuali è tra un anno. L’arrivo di Costamagna e Gallia

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