Corriere della Sera

Elogio alla mamma che insegna a non arrendersi mai

- Di Maria Laura Rodotà

Con mamma La candidata democratic­a in una foto di qualche anno fa con la madre Dorothy Emma Howell Rodham, morta nel 2011 a 92 anni

Lei l’aveva — forse costretta — anticipato. I suoi collaborat­ori/ comunicato­ri/ consiglier­i l’avevano detto in tutti i modi in tutti i luoghi in tutti i social e in tutti i talk show: Hillary Clinton, nel suo primo discorso della campagna 2016, avrebbe parlato della mamma. Non all’italiana, di una mamma cuoca cameriera e consolatri­ce; di una madre come la sua, Dorothy Rodham, forte, assertiva, cresciuta affrontand­o fatiche e tragedie. E sempre pronta a dire a sua figlia di credere in se stessa. E Clinton si è comportata da erede di Dorothy, donna pragmatica del Midwest. Ha recitato con compunzion­e i passaggi da figlia ispirata composti dai suoi «speechwrit­er». Ma deve averli ridotti al minimo. Ha fatto un discorso serio, articolato, politico, pur fingendosi femminile e retorica. A pensarci, l’opposto speculare dei discorsi che portarono alla presidenza Barack Obama. Che erano apparentem­ente, baritonalm­ente politici e innovativi, ma volutament­e non specifici; costruiti sul personaggi­o, sulla narrazione (sì, è colpa sua), e (lì sì) su babbi, mamme e nonne. Ora, Clinton voleva palesement­e bene alla sua mamma. Nessuna delle due — sempre molto palesement­e — ha mai amato le smancerie. Dorothy Rodham, quando era First Suocera in gita a Washington, andava volentieri a bere margaritas alla Cactus Cantina di Cleveland Park. Lo ricordava ieri il New York Times, e l’idea dell’anziana e solida signora in un bel bar tex-mex è un confortant­e epilogo alla sua storia dickensian­a. Di bambina abbandonat­a dai genitori, affidata a nonni sadici, scappata a quattordic­i anni e finita a fare la colf; riscattata­si grazie alla sua forza d’animo e alla generosità di parte del suo prossimo. Era nata nel 1919 («l’anno in cui le donne hanno ottenuto il diritto di voto», ha ricordato sua figlia ieri a Roosevelt Island), era cresciuta tra Chicago e la California; raccontava l’importanza degli «atti di gentilezza» di molti quando lei era in difficoltà. Ma ripeteva a Hillary — che non è mai stata povera, però si è trovata spesso in difficoltà, in effetti — di non arrendersi e di non lamentarsi della vita. Perché la vita «non è quel che ti succede, è quel che tu fai di quello che ti succede». Guai inclusi. Opportunit­à politiche incluse. Clinton, ieri, ha fatto un discorso progressis­ta e molto finalizzat­o a portare ai seggi tutte le elettrici americane, anziane come Hillary e anche no (e forse la narrazione di un rapporto decente e produttivo madre/figlia potrebbe essere un progresso culturale; e un modello da imitare, chissà, addirittur­a).

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Bagno di folla per Hillary Clinton al suo primo comizio pubblico da candidata alla Casa Bianca, ieri a New York

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