Corriere della Sera

La scalata del «Cigarrito» nella banda del machete

Garcia Rojas, il terzo fermato per l’aggression­e al controllor­e Arrestato nel 2013 per violenze, finì in comunità perché minorenne

- Andrea Galli Cesare Giuzzi

Cigarrito indossa una maglietta bianca con una grande scritta nera: «Non esistono ragazzi cattivi». La fotografia è stata scattata nella comunità di Segrate, hinterland milanese. E a Segrate, dopo l’arresto del 2013, Ernesto Alexis Garcia Rojas era stato affidato con una misura alternativ­a al carcere. All’epoca dell’indagine era minorenne. Oggi ha 20 anni. Sotto il mento c’è il tatuaggio di un diamante racchiuso tra due ali. Intorno al collo il disegno di un rosario. Sulla spalla destra il volto di un pagliaccio che fuma e, sotto, il nome guadagnato quand’era entrato nei «Mara Salvatruch­a», la banda dei salvadoreg­ni: Cigarrito.

Garcia Rojas è il terzo sudamerica­no arrestato dalla polizia per l’aggression­e a colpi di machete al controllor­e Carlo Di Napoli. Erano quasi le dieci di giovedì sera, binario 2, stazione ferroviari­a di Villapizzo­ne, nordovest della città, degrado, disagio e criminalit­à. Gli agenti l’hanno catturato l’altra notte. Meno di 48 ore dopo l’agguato. Cigarrito era in strada nella zona di Porta Genova, sui Navigli. Ha visto i poliziotti armi in pugno, ha capito, non ha fiatato, s’è arreso. Il pm Lucia Minutella e l’aggiunto Alberto Nobili hanno firmato un fermo per tentato omicidio in concorso. Gli amici Jackson Jahir Lopez Trivino (ecuadorian­o di 20 anni) e il 19enne salvadoreg­no Emilio Josè Rosa Martinez, il ragazzo che ha impugnato il machete, erano stati arrestati in quasi flagranza 40 minuti dopo l’aggression­e. Li avevano braccati le «volanti» innescate dalla polizia ferroviari­a. La coppia scappava verso Affori. Convinta di riuscire a trovar rifugio da amici, numerosi nel quartiere di periferia. Portati in questura, uno ha ceduto e parlato. È stata proprio la confession­e di Rosa Martinez a incastrare Cigarrito. Gli agenti della Mobile l’hanno individuat­o nei filmati di sorveglian­za delle telecamere della stazione.

Il 20enne era stato coinvolto nell’inchiesta Mareros. Era in contatto diretto con il ranflero (capo) della banda degli Ms-13 a Milano, Josue Gerardo Flores Soto, detto Kamikaze. In una telefonata, era stato lo stesso capo dei latinos a minacciare il giovane «indiscipli­nato» Cigarrito che aveva spifferato alla cugina d’esser stato vittima di tre pestaggi. A muovere le mani e farlo sanguinare era stata la gang. Una punizione. Per non aver rispettato la «regola » del silenzio. Parlava troppo. Pochi mesi più tardi, il ragazzo fu invece pronto ad ascoltare senza fiatare gli ordini di Kamikaze e a colpire insieme ad altri mareros un rivale nel cortile di un centro sportivo al Gratosogli­o. Attacco e vanterie: «Gli ho aperto una mano con il machete». Nel frattempo, nonostante l’arresto ma anzi forse proprio in «virtù» di quell’inchiesta, Cigarrito è salito di grado. Ha scalato i vertici di questa giovane, feroce gang. Fino all’assalto di giovedì.

La caccia non è finita. Mancano altri due giovani. La loro partecipaz­ione all’agguato è stata raccontata nella confession­e dell’esecutore materiale del ferimento. I ragazzi catturati saranno interrogat­i dal gip Gennaro Mastrangel­o. Non appena si ristabilir­à (è all’ospedale Niguarda in terapia intensiva, le sue condizioni sono in lieve migliorame­nto, fuori dal reparto attende la moglie Anna Maria) verrà ascoltato Carlo Di Napoli, originario di Foggia e papà di una bimba di cinque mesi. A casa e a riposo è il collega, Riccardo M.; erano insieme nel vagone ed è stato lui che sulla banchina del binario, così ha raccontato agli amici, ha fermato per primo l’emorragia di Carlo con cravatta e cintura.

La testimonia­nza Il collega: «Così l’ho salvato bloccando l’emorragia con la cravatta e la cintura»

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Al microfono Alexis Ernesto Garcia Rojas, uno dei latinos arrestati, mentre canta in una comunità di recupero per minori a Segrate

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