«Mangiare è fare politica: usiamo bene il potere»
Naidoo, direttore di Greenpeace: dietro i disastri ambientali c’è l’industria alimentare
Il problema non è la mancanza di cibo?
«No, ne produciamo abbastanza per sfamare l’intero pianeta. Il problema è che un terzo del cibo prodotto viene sprecato, nei Paesi in via di sviluppo per inefficienza e mancanza di infrastrutture, nel mondo industriale per un consumo scorretto. Ma il sistema è corrotto anche per la propaganda dell’industria: dicono che il cibo geneticamente modificato potrà nutrire il mondo ma in realtà gli Ogm sono usati per produrre cotone, che non nutre nessuno, e mais e soia, che sono impiegati per alimentare animali da allevamento. E non abbiamo sufficienti dati, sul lungo periodo, per escludere che gli Ogm siano dannosi».
Qual è la sua ricetta, allora: l’agricoltura di una volta?
«Il 70 per cento del cibo consumato oggi nel mondo è prodotto su piccola scala. E molti di questi contadini sono donne, soprattutto in Africa. Ciò è un problema, perché hanno meno accesso al potere e al know how. Non a caso gli investimenti prendono altre direzioni. Solo il 5% finanzia l’agricoltura ecologica, che non utilizza agenti chimici». Ma è redditizia? «Redditizia per chi? Chi sta traendo vantaggio dal sistema attuale è responsabile di una profonda ingiustizia socio-economica. I mercati alimentari sono manipolati da speculatori... Per me redditizio significa produrre cibo sano, distribuirlo in modo equo e non dipendere dai fertilizzanti. Allora sì, può essere sicuramente redditizia, e i profitti non andranno unicamente nelle mani di pochi ma saranno distribuiti ai piccoli coltivatori». Non è utopico? «È tempo di farsi delle domande. Ad esempio, quanti animali, naturalmente, si nutrono con mais e soia? E poi: vogliamo davvero affidare la nostra sicurezza alimentare ad una manciata di persone, i capi di quelle multinazionali che producono semi Ogm, fertilizzanti e pure i pesticidi?».
L’agricoltura influenza il cambiamento climatico?
«La distanza che compie un alimento per arrivare al piatto è eccessiva, e questo comporta un uso abnorme di combustibili fossili... Ma è vero anche l’inverso: la desertificazione provocata dai cambiamenti climatici sta riducendo drasticamente la quantità di suolo coltivabile. In Africa, dal Senegal al Sudan, il deserto si sposta anno dopo anno verso sud. Il genocidio del Darfur è stata la prima guerra per le risorse provocata dai cambiamenti climatici. E altre ne arriveranno se non corriamo ai ripari. D’altra parte c’è un nesso evidente fra il surriscaldamento e le correnti migratorie verso l’Europa».
Cosa vi aspettate dal vertice sul clima di Parigi?
«Che si prendano finalmente le decisioni politiche che gli scienziati chiedono da tempo: un impegno reale per il 100% di energie rinnovabili, per tutti, entro il 2050. Chi storicamente porta il peso dell’inquinamento deve farsene carico, ma anche i nuovi inquinatori, come Cina, India e Sudafrica, devono fare la loro parte. Ma soprattutto vogliamo che l’accordo sia davvero vincolante».
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