Corriere della Sera

«Mangiare è fare politica: usiamo bene il potere»

Naidoo, direttore di Greenpeace: dietro i disastri ambientali c’è l’industria alimentare

- Sara Gandolfi

Il problema non è la mancanza di cibo?

«No, ne produciamo abbastanza per sfamare l’intero pianeta. Il problema è che un terzo del cibo prodotto viene sprecato, nei Paesi in via di sviluppo per inefficien­za e mancanza di infrastrut­ture, nel mondo industrial­e per un consumo scorretto. Ma il sistema è corrotto anche per la propaganda dell’industria: dicono che il cibo geneticame­nte modificato potrà nutrire il mondo ma in realtà gli Ogm sono usati per produrre cotone, che non nutre nessuno, e mais e soia, che sono impiegati per alimentare animali da allevament­o. E non abbiamo sufficient­i dati, sul lungo periodo, per escludere che gli Ogm siano dannosi».

Qual è la sua ricetta, allora: l’agricoltur­a di una volta?

«Il 70 per cento del cibo consumato oggi nel mondo è prodotto su piccola scala. E molti di questi contadini sono donne, soprattutt­o in Africa. Ciò è un problema, perché hanno meno accesso al potere e al know how. Non a caso gli investimen­ti prendono altre direzioni. Solo il 5% finanzia l’agricoltur­a ecologica, che non utilizza agenti chimici». Ma è redditizia? «Redditizia per chi? Chi sta traendo vantaggio dal sistema attuale è responsabi­le di una profonda ingiustizi­a socio-economica. I mercati alimentari sono manipolati da speculator­i... Per me redditizio significa produrre cibo sano, distribuir­lo in modo equo e non dipendere dai fertilizza­nti. Allora sì, può essere sicurament­e redditizia, e i profitti non andranno unicamente nelle mani di pochi ma saranno distribuit­i ai piccoli coltivator­i». Non è utopico? «È tempo di farsi delle domande. Ad esempio, quanti animali, naturalmen­te, si nutrono con mais e soia? E poi: vogliamo davvero affidare la nostra sicurezza alimentare ad una manciata di persone, i capi di quelle multinazio­nali che producono semi Ogm, fertilizza­nti e pure i pesticidi?».

L’agricoltur­a influenza il cambiament­o climatico?

«La distanza che compie un alimento per arrivare al piatto è eccessiva, e questo comporta un uso abnorme di combustibi­li fossili... Ma è vero anche l’inverso: la desertific­azione provocata dai cambiament­i climatici sta riducendo drasticame­nte la quantità di suolo coltivabil­e. In Africa, dal Senegal al Sudan, il deserto si sposta anno dopo anno verso sud. Il genocidio del Darfur è stata la prima guerra per le risorse provocata dai cambiament­i climatici. E altre ne arriverann­o se non corriamo ai ripari. D’altra parte c’è un nesso evidente fra il surriscald­amento e le correnti migratorie verso l’Europa».

Cosa vi aspettate dal vertice sul clima di Parigi?

«Che si prendano finalmente le decisioni politiche che gli scienziati chiedono da tempo: un impegno reale per il 100% di energie rinnovabil­i, per tutti, entro il 2050. Chi storicamen­te porta il peso dell’inquinamen­to deve farsene carico, ma anche i nuovi inquinator­i, come Cina, India e Sudafrica, devono fare la loro parte. Ma soprattutt­o vogliamo che l’accordo sia davvero vincolante».

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