LEZIONI DI NOIA PER STIMOLARE LA CREATIVITÀ
Due servizi francesi invitano a riflettere sulla scuola e su un paio di valori che sarebbe utile recuperare e senza i quali è difficile immaginare un apprendimento armonico. Sono la concentrazione e la noia. La conclusione della prima inchiesta, di Violaine de Montclos sul settimanale Le Point, è che la distrazione non è una colpa individuale ma un problema collettivo: «Non si può rimproverare a un soldato che si trova sul campo di battaglia di non leggere Victor Hugo». Anche il «campo di battaglia» della contemporaneità congiura, più che mai, contro la possibilità di concentrarsi: sms, mail, il cellulare che suona, le flash info che lampeggiano di continuo sullo smartphone. Resistere è difficile: una parte del nostro cervello, anche quello adulto, ci porta a reagire alle sollecitazioni esterne per un riflesso automatico. I più esposti sul piano neurologico sono i bambini e gli adolescenti. Per questo sono stati introdotti, nelle scuole francesi, alcuni programmi di «economia dell’attenzione» che aiutino i ragazzi a prendere coscienza del fatto che l’attenzione, al tempo di Google, è diventata un valore non solo indispensabile per gli studi ma ricercatissimo sul mercato.
Sono un confronto serrato con il tempo, sia la concentrazione sia la noia. «Bisogna annoiarsi per apprendere?» si chiede Nathalie Brafman su Le Monde. Se la noia non diventa disgusto è un sentimento tutt’altro che negativo. Inutile combatterla: nella scuola francese, dove sono praticate quotidianamente le nuove tecnologie, il tasso di noia dichiarato dagli studenti (attorno al 70 per cento, tra i più alti al mondo) non è affatto diminuito. «Non siamo animatori del Club Med», è la debole difesa dei professori contro l’accusa di tradizionalismo autoritario. La risposta migliore arriva dagli psicologi, che attribuiscono ai momenti percepiti come tediosi se non soporiferi delle potenzialità creative. La storica dell’educazione e filosofa Mona Ozouf concorda e invita genitori e maestri a non temere la noia dei loro ragazzi, abbandonando l’idea che sia sinonimo di demotivazione o di apatia. La considerazione più ovvia è che l’annoiarsi fa semplicemente parte dell’esperienza ed è dunque «insita nella formazione del soggetto», come segnala il pedagogista Philippe Meirieu: «Ci sono passaggi a vuoto che favoriscono le associazioni di idee e la creatività». Il peggio è se sono i genitori i primi a soffrire l’horror vacui dei loro figli e ne intasano la vita quotidiana di mille attività contagiandoli nell’ansia da tempi morti. Senza voler tirare in ballo Leopardi, che sull’argomento ha scritto pagine memorabili, bisognerebbe tornare alla cultura classica, proprio quella che la scuola tende sempre più a emarginare. Forse per questo, Le Point, dopo aver affrontato il tema della concentrazione, dedica la copertina del nuovo numero alla necessità di recuperare a scuola il greco e il latino.