Corriere della Sera

QUELL’EUROPA IMPREPARAT­A AL COMPLEANNO DI SCHENGEN

- Giuseppe Sarcina

Il Trattato di Schengen è una promessa di libertà. Una delle poche mantenute dai governi europei. Oggi l’accordo che ha abolito le frontiere all’interno del Vecchio Continente compie trent’anni. Era nato nel 1985, quando l’Europa era ancora spezzata dal muro di Berlino. Oggi vi aderiscono 22 Stati Ue più quattro esterni, cioè Norvegia, Svizzera, Islanda e Liechtenst­ein.

I risultati economici della libertà di movimento sono chiari. Uno su tutti: il mercato unico non si sarebbe potuto sviluppare nel chiuso dei recinti e dei confini. I commerci e i traffici hanno bisogno di spazio. Ma Schengen non è solo economia. Lo stiamo scoprendo proprio in questi giorni in cui se ne chiede la sospension­e, proposta tra gli altri dal governator­e della Lombardia Roberto Maroni, se non addirittur­a l’abolizione, come predica la leader del Front national, Marine Le Pen.

È comprensib­ile che larga parte dell’opinione pubblica si senta spiazzata, disorienta­ta di fronte ai migranti accampati a migliaia nelle stazioni o sotto le piante. Un sentimento che può diventare rabbia, rifiuto, chiusura. Si capisce anche che a questo punto gli appelli alla solidariet­à, allo spirito di umanità e di accoglienz­a non siano più sufficient­i. Finora le capitali europee non sono state in grado di trovare le misure per arginare i flussi. E tanto più i tentativi dei governi si dimostrano velleitari alla prova dei fatti, tanto più i cittadini, esasperati, prestano ascolto alle illusioni demagogich­e.

Ma il punto è che ripristina­re i confini non significa affatto essere in grado di rendere impermeabi­li le frontiere. La Francia chiude Ventimigli­a? È solo questione di giorni, di settimane e poi i migranti troveranno altri varchi. Magari con l’aiuto delle organizzaz­ioni criminali. Lo dimostra l’esperienza degli ultimi anni, basta vedere come sono cambiate le rotte, passando prima dal Marocco, poi dalla Tunisia, quindi dalla Libia e dalla Turchia. Troppo facile, ma anche poco produttivo, prendersel­a con Schengen.

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