Corriere della Sera

Michele Porzio: la religione poetica dei più cari affetti

- Di Franco Manzoni

Poesia percepita come un tutt’uno con la vita. Affascinat­o dal senso della bellezza e del mistero, il verso diviene allora realizzazi­one metafisica, musica, canto. In un flusso che scorre all’improvviso, sotterrane­o, quasi un fiume carsico, e necessita quanto prima di essere fermato sulla pagina bianca. Nelle tre raccolte inedite, di cui è in uscita un’ampia scelta antologica nelle pagine estive della rivista «Poesia», edita da Crocetti, Michele Porzio traccia la propria volontà di superare l’indifferen­za, l’aridità dei sentimenti, il vuoto del nulla. Si schiera contro una società che vive di mercificaz­ione, malaffare, sfruttamen­to, ingiustizi­a. Nato a Milano nel 1960, l’autore insegna Storia della musica al conservato­rio «Rossini» di Pesaro ed Estetica della musica alla civica scuola di teatro «Paolo Grassi» di Milano. Del 2012 è la prima silloge di versi Melodia cercata, edita da LietoColle, un inatteso successo: Porzio si è subito rivelato voce indipenden­te e autorevole nel panorama poetico contempora­neo. Lo si evince anche dalle raccolte inedite Preludi fragili, Addii e sorrisi e Forse in cielo, da cui è tratta la poesia Tra due dita. Una lirica che con estrema essenziali­tà in nome di Beatrice, l’adorata figlia, indica la ricerca di impronta dantesca verso quello spiraglio di luce che permetta di tollerare i drammi della realtà e scorgere la dimensione dell’infinito e del divino. Poetica del perpetuo dubbio e dell’assenza. Un vuoto che il poeta, miscredent­e calamitato però dall’eterno, colma attraverso il monologo, che si fa spesso dialogo con chi non è più accanto a lui e a cui tenta di dare voce. Qui prende corpo anche la religione degli affetti più cari, l’attesa della futura sposa. Tutto questo, ponendosi di fronte a Dio nella mancanza di Dio, resistendo a stento all’aspirazion­e metafisica che scompare e lo attrae nella sua sparizione. Resta la scelta di formulare immagini mutevoli e costanti in uno stato di emotività alta e straniamen­to: il poeta disegna la finitezza degli oggetti, che gli ruotano attorno, ma pure percepisce ciò che non tollera né inizio né fine. Il poeta Michele Porzio

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