Corriere della Sera

Il processo

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Pene lievi e la confisca dell’edificio nel 2015 I danni ammontano a milioni e milioni di euro

era «rimasta pressoché intatta nelle sue linee originarie...».

A vederla oggi, quella fattoria modello ridotta a un rudere infestato da grovigli di sterpi, torna in mente quanto scrisse quasi due secoli e mezzo fa Donatien-Alphonse-François de Sade. Sconvolto dalla mancanza di cure dedicate dai toscani al patrimonio ereditato dagli avi: «Che cosa direbbero Dante, Petrarca, Machiavell­i, Michelange­lo e tanti altri, se tornassero in quest’antica patria delle arti e vedessero lo stato di abiezione e di annichilim­ento in cui sono ora ridotte?»

Ancora più furente sarebbe, il conte libertino (…), se potesse confrontar­e quelle rovine con i ricordi di ciò che fu quella tenuta agricola medicea. Una meraviglia. Così come emerge da La fattoria di Lorenzo il Magnifico di Marco Masseti, docente di Biologia all’Università di Firenze. Il quale ricostruis­ce passo dopo passo la cura, la curiosità e l’amore con cui il signore di Firenze volle che la sua creatura agricola venisse arricchita con una gran varietà di animali fatti arrivare «dalle più diverse parti dell’ecumene del tempo»: vacche «lombarde», maiali calabresi, conigli iberici, uccelli siciliani, bachi da seta orientali…

Non mancava lo zibetto africano, al quale Lorenzo de’ Medici dedicò dei versi: «Donne, quest’è un animal perfetto/ a molte cose, e chiamasi ’l zibetto./ E’ vien da lungi, d’un paese strano;/ sta dov’è gemizion over pantano,/ in luoghi bassi, e chi ’l tocca con mano,/ rade volte ne suole uscir poi netto…». Per

Macerie

Nella foto in alto (Tiziano Taddei), la cascina prima di essere devastata. Sopra, il degrado seguito alla lottizzazi­one

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