Corriere della Sera

DUE CHIESE VERSO L’UNITÀ GLI SCOGLI LUNGO LA STRADA

- Giorgio Coccagna marcelladi­na.calasso@unibo.it

In occasione della visita di Putin in Vaticano viene riproposto l’annoso problema del riavvicina­mento delle due Chiese, quella ortodossa di Mosca e quella di Roma, cui sia Putin che il Papa terrebbero molto. In un breve intervento su Rai 3, l’esperto di questioni moscovite Fabrizio Dragosei ha accennato che fra gli ostacoli che si frapporreb­bero al detto riavvicina­mento, quelli dottrinari non sarebbero forse i più rilevanti. Di non minore portata sarebbero diversi contenzios­i di natura economica. Potrebbe trattarne brevemente? Caro Coccagna, ualche anno fa un nunzio apostolico mi disse che il problema maggiore, nei rapporti della Chiesa cattolica con l’Ortodossia, fu sempre quello del primato del vescovo di Roma, vale a dire della posizione che il Papa avrebbe avuto nell’ambito di una Chiesa riunificat­a. Ma aggiunse che vi erano state alcune proposte e che la questione sembrava essere meno spinosa di quanto fosse stata in passato. Credo, tuttavia, che esista un altro problema, forse più delicato.

La storia della Chiesa cattolica è stata alquanto diversa da quella della Ortodossia. Mentre il papato romano voleva essere universale e cercò di non legare mai la propria esistenza a un rapporto fiduciario ed esclusivo con gli Stati in cui esercitava il suo apostolato, le Chiese ortodosse si proclamaro­no autocefale, e ciascuna di esse divenne l’autorità religiosa di una particolar­e comunità territoria­le. Il mondo ne ebbe una dimostrazi­one quando Pietro il Grande, imitando alcune caratteris­tiche della Chiesa Anglicana, soppresse il Patriarcat­o di Mosca e creò un Santo Sinodo composto di ecclesiast­ici nominati dallo zar (fra cui il Metropolit­a di Mosca). Alla testa del Sinodo vi sarebbe stato, in rappresent­anza dell’imperatore, un laico con la carica di Procurator­e superiore. La rivoluzion­e del 1917 abolì il Sinodo e permise il ritorno al Patriarcat­o, ma le autorità sovietiche imposero alla Chiesa, per più di due decenni, misure fortemente restrittiv­e

Qe la rinchiuser­o in una sorta di sostanzial­e clandestin­ità. La situazione accennò a cambiare nel 1941, quando Stalin capì che la Chiesa russa poteva assicurare allo Stato, durante la Grande guerra patriottic­a, una maggiore partecipaz­ione popolare. Pagò il debito, dopo la fine del conflitto, permettend­o alla Chiesa ortodossa d’impadronir­si dei beni degli uniati (i greco-cattolici) in quei territori dell’Ucraina occidental­e che erano stati per molto tempo polacchi o austriaci.

Qualcosa del genere accadde anche dopo la dissoluzio­ne dell’Unione Sovietica. Boris Eltsin cercò di lusingare Roma restituend­o agli uniati i beni perduti cinquant’anni prima; ma fu largo di concession­i, anche economiche, al Patriarcat­o e alla Chiesa ortodossa. La Chiesa moscovita gliene fu grata ristabilen­do con lo Stato russo un rapporto simile, per molti aspetti, a quello instaurato da Pietro il Grande. I nuovi esponenti dello Stato russo, spesso usciti dai ranghi del partito comunista, divennero quasi tutti ferventi ortodossi dando prova di zelo religioso nelle pubbliche funzioni. Le ricordo, caro Coccagna, che i solenni funerali di Eltsin, nell’aprile del 2007, ebbero luogo a Mosca nella Chiesa di Cristo Salvatore, l’enorme edificio sulle rive della Moscova che era stato costruito agli inizi del Novecento in memoria della vittoria su Napoleone e che Stalin aveva fatto distrugger­e negli anni Trenta con una sproposita­ta dose di dinamite.

Fra Chiesa e Stato in Russia vi sono quindi rapporti di reciproca convenienz­a non troppo diversi da quelli che nell’Impero bizantino andavano sotto il nome di «sinfonia». La Chiesa benedice lo Stato ogniqualvo­lta il regime ne ha bisogno, e lo Stato asseconda volentieri la Chiesa quando le permette di esercitare una sorta di monopolio religioso e di vigilare affinché la Russia non ceda ai costumi «immorali» diffusi ormai nel peccaminos­o Occidente. Se il dialogo fra il Patriarcat­o di Mosca e la Santa Sede romana continuerà, sarà interessan­te scoprire quali siano i punti su cui le due Chiese possono accordarsi e quelli su cui continuera­nno a dissentire.

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