Ferdinando Fedi
Caro Romano, l’atto con cui l’Italia dichiarò guerra agli Alleati il 10 giugno 1940 fu definito «una pugnalata alla schiena alla Francia», la cui capitale in quei giorni stava per essere occupata dai tedeschi. Ho letto recentemente che nel maggio 1940 il Presidente della Repubblica francese Albert Lebrun, in vista della rapida capitolazione, ebbe un fitto scambio di corrispondenza con il re Vittorio Emanuele III al fine di convincere il governo italiano ad entrare in guerra contro la Francia. Nell’ottica francese la partecipazione dell’Italia ai negoziati di pace avrebbe affievolito le dure pretese dell’alleato nazista sulla resa di Parigi. L’esistenza di presunte intese segrete costituirebbe un clamoroso retroscena storico ma, immagino, che i relativi approfondimenti non abbiano condotto ad alcuna conferma. Le chiedo, pertanto, di conoscere maggiori dettagli sulle circostanze che hanno portato a esplorare tale ipotesi e se questa, nel corso degli accertamenti, è stata destituita di ogni fondamento storico.
Roma Questa storia ne ricorda un’altra che riappare periodicamente sulla rete: quella sul carteggio fra Churchill e Mussolini nel 1940, quando il Premier britannico avrebbe chiesto al leader italiano di dichiarare guerra alla Gran Bretagna per meglio tutelarne gli interessi al tavolo della pace. Entrambe nascondono l’ennesimo, patetico tentativo di coloro che vorrebbero assolvere Mussolini dal maggiore errore della sua vita politica. Le lettere firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579
Inutile alibi per Mussolini
lettere@corriere.it www.corriere.it sromano@rcs.it Risposte alle 19 di ieri
La domanda di oggi
La Francia blocca la frontiera con l’Italia a Ventimiglia respingendo i migranti. Una decisione che condividete?