Quel vizio (antico) dell’infedeltà contrattuale
Massimo Rastelli, classe 1968, è un allenatore di belle speranze, come dimostra il fatto che abbia pilotato l’Avellino fino alle soglie della serie A. Ieri il succitato Rastelli ha tenuto la sua prima conferenza stampa da nuovo responsabile tecnico del Cagliari, club con il quale si è legato per il prossimo triennio, garantendo sangue, sudore e risultati, promesse classiche in circostanze come questa. In Sardegna riproverà a dare l’assalto alla massima divisione con una squadra che, verosimilmente, sarà quella da battere. Tutto bello, insomma, tranne un particolare: lunedì aveva firmato (il Rastelli) il prolungamento del contratto con l’Avellino e martedì, con una retromarcia degna di miglior causa, aveva invece deciso di accettare le offerte del Cagliari: «Per me era una chiamata irrinunciabile» ha spiegato ieri, sorvolando sul fatto che l’irrinunciabilità di certe situazioni mal si concilia con la forza vincolante di un contratto autografato. È dovuto intervenire il presidente dei sardi (Giulini) per ammorbidire la resistenza del collega irpino Taccone: finisce sempre così in queste situazioni. Per consentire il lieto fine della telenovela il Cagliari acquisterà dunque un paio di giocatori dall’Avellino (su indicazione di Rastelli, of course): e vissero tutti felici e contenti… La vicenda, oggettivamente marginale, non è che la cartina di tornasole dell’inattendibilità di fondo del calcio italiano. E del resto se l’esempio viene dall’alto, se cioè il commissario tecnico azzurro Antonio Conte, dopo avere iniziato la stagione da allenatore della Juventus, ha mollato baracca e burattini bianconeri dopo un solo giorno di lavoro, significa che ormai le marcature sono saltate a tutti i livelli. Come, giusto per allargare l’orizzonte, il pressing della Procura di Napoli sul presidente della Lazio Claudio Lotito o le irregolarità amministrative che hanno escluso il Genoa dall’Europa tristemente confermano.