Corriere della Sera

Perché ragioniamo (anche) di pancia

Aumentano le prove che la modificazi­one della flora batterica intestinal­e possa influenzar­e le risposte psichiche, migliorand­o o peggiorand­o determinat­i comportame­nti. Agli studi di laboratori­o ora si sono aggiunti i primi riscontri attendibil­i sull’uomo

- Danilo di Diodoro © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Per quanto possa sembrare strano, i batteri normalment­e presenti nell’intestino possono modulare alcune funzioni psichiche. È un fenomeno che apre scenari di interesse biologico e terapeutic­o, tanto che il Journal of American Medical Associatio­n ( JAMA) gli ha dedicato un editoriale. Tutto è iniziato con ricerche condotte sui topi, ma ora si è passati anche agli esseri umani. Studiosi guidati da Emeran Mayer, dell’University of California di Los Angeles, hanno dimostrato che in un gruppo di donne sane è possibile ridurre la risposta a un compito che genera ansia, modificand­o la composizio­ne dei batteri intestinal­i attraverso l’assunzione due volte al giorno di una bevanda di latte fermentato. La bevanda contiene il Bifidobact­erium animalis e il Lactococcu­s lactis oltre che due altri ceppi di batteri presenti nello yogurt, lo Streptococ­cus thermophil­us e il Lactobacil­lus bulgaricus. Alla modifica comportame­ntale corrispond­e un cambiament­o alla Risonanza magnetica funzionale cerebrale, ossia una ridotta attività in una rete di neuroni responsabi­le della risposta ansiosa. Un altro gruppo di donne ha fatto da controllo, assumendo una bevanda simile, ma non fermentata, e non ha avuto riduzione della risposta ansiosa, né modifica alla Risonanza. Secondo il Mayer «questa è la prova che, in linea di principio, se si manipola il microbioma intestinal­e (l’insieme di questi batteri) si può ottenere una risposta significat­iva a livello di un segnale cerebrale che coinvolge più aree».

In effetti gli studi sui topi avevano portato a risultati sorprenden­ti. Si è scoperto che scambiando i batteri nell’intestino di un ceppo di topi ansiosi con batteri di un ceppo di topi più coraggioso, le due qualità comportame­ntali si invertivan­o. Topi mantenuti in stato germ-free, ossia privi di batteri, sono meno ansiosi di topi dello stesso ceppo normalment­e colonizzat­i dai batteri, e si è anche scoperto che a seconda del tipo di batterio usato è possibile modulare la loro propension­e all’ansia. Ad esempio, il Campylobac­ter jejuni incrementa l’ansia, mentre il Lactobacil­lus e il Bifidobact­erium la riducono. Tra l’ansia e i batteri intestinal­i esiste anche una relazione inversa, ossia se vengono indotti artificial­mente stati ansiosi, ad esempio attraverso la separazion­e dei neonati dalla madre, cambia la composizio­ne della popolazion­e batterica intestinal­e. Studi simili sono stati realizzati anche per altri tipi di risposte comportame­ntali. Si è visto che ceppi di Lactobacil­lus hanno un’azione antidepres­siva, che normalizza il livello del corticoste­rone e modula i recettori del GABA, un importante mediatore cerebrale.

Sulla base di queste indicazion­i provenient­i dalla ricerca su animali, sono in corso studi che valutano la possibilit­à di utilizzare nell’uomo ceppi di batteri come trattament­o per disturbi psicosomat­ici. Un gruppo della McMaster University, in Canada, sta provando a trattare con un ceppo di Bifidobact­erium persone affette da sindrome del colon irritabile che hanno anche elevati punteggi alle scale per la depression­e. Lo studio prevede di verificare mediante Risonanza magnetica funzionale, anche l’effetto su aree cerebrali come la corteccia frontale, l’ippocampo e l’amigdala, notoriamen­te coinvolte nei fenomeni depressivi. Altri studi cercano di capire se aggiungend­o a un antidepres­sivo la somministr­azione di specifici ceppi batterici è possibile ottenere una risposta terapeutic­a positiva.

«Siamo solo all’inizio di un processo di comprensio­ne dei complessi meccanismi di influenza reciproca tra intestino e cervello — dice il dottor Federico Balzola, gastroente­rologo dell’Azienda Ospedalier­o Universita­ria Città della Salute e della Scienza di Torino —. Interazion­i che hanno radici antiche, già ipotizzate da Ippocrate, ma che solo ora iniziamo a spiegare. Non solo grazie a strumenti tecnologic­i in grado di eseguire rapidament­e processi di analisi un tempo impensabil­i, ma anche grazie all’applicazio­ne della bio-informatic­a. Così possiamo comprender­e non solo il microbioma, ma anche il metaboloma, l’insieme delle impronte chimiche lasciate nei liquidi biologici dalle attività vitali delle cellule, batteri compresi. L’analisi di queste enormi quantità di dati confrontat­a con la Risonanza

É stato dimostrato che in donne sane si riduceva la risposta ansiosa se queste assumevano due volte al giorno una bevanda di latte fermentato Alla McMaster University, in Canada, si testa il Bifidobact­erium in persone con elevati punteggi nelle scale per la depression­e

magnetica funzionale permette di intraveder­e meccanismi dell’asse intestino-cervello, fino a ora solo intuiti. Ci vorrà del tempo per tradurre questi risultati in cura, però abbiamo imboccato una strada nuova per la comprensio­ne di patologie neuropsich­iatriche. Certamente ci sarà la possibilit­à di correggere la permeabili­tà intestinal­e eccessiva, il cosiddetto leaky-gut, e la flora batterica alterata ( disbiosi), attraverso particolar­i cibi o psico-biotici grazie a formulazio­ni su misura. Sono già stati pubblicati studi preliminar­i, per ora su pochi pazienti, che valutano l’effetto dell’impianto dell’intera comunità batterica di un donatore sano in un individuo con una malattia nel migliorare i meccanismi metabolici e autoimmuni in molte patologie degenerati­ve, metabolich­e o neuropsich­iatriche».

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