Un organo endocrino fatto tutto di «microbi»
Miliardi e miliardi di batteri presenti nell’organismo e in particolare nell’intestino svolgono funzioni diverse: aiutano la digestione, tengono lontani i “colleghi” pericolosi per la salute, sintetizzano vitamine, interagiscono con la rete di cellule nervose dell’intestino, tanto fitta da essere stata definita il “secondo cervello”.
Ma negli ultimi anni si è scoperto che il microbioma ha anche un’azione a distanza su vari organi e distretti, cervello compreso, tanto da poter essere considerato a sua volta un vero e proprio organo endocrino. Un organo di tutto rispetto, se si considera che in un adulto il suo peso può oscillare attorno ai due chili. Sul microbioma come organo endocrino misconosciuto la rivista Molecular Endocrinology ha pubblicato di recente una revisione, scritta dal Gerald Clarke dell’Alimentary Pharmabiotic Centre and Department of Psychiatry and Anatomy and Neuroscience dell’University College di Cork, in Irlanda, e dai suoi collaboratori.
Le sostanze attive messe in circolo dal microbioma intestinale sono centinaia e molto più eterogenee di quelle prodotte dagli altri organi endocrini. Alcune di esse sono simili a importanti mediatori chimici che regolano la comunicazione tra le cellule cerebrali, quali serotonina, noradrenalina, dopamina, acido gamma amino butirrico (GABA). Quest’ultimo, un neurotrasmettitore inibitorio che gioca un ruolo importante nei fenomeni ansiosi, è sintetizzato da diversi ceppi di lattobacilli, che ora sono sotto osservazione come potenziali produttori di “farmaci” direttamente all’interno dell’organismo. Molta attenzione si sta concentrando anche su sostanze quali il triptofano, precursore della serotonina, anch’essa coinvolta in importanti funzioni psichiche, come il mantenimento del tono dell’umore.
Oltre a produrre svariate sostanze di tipo ormonale, il microbioma è anche capace di rispondere a secrezioni provenienti da altri organi. È un’area di studi chiamata Endocrinologia microbica, e si concentra sullo stimolo che tali secrezioni possono apportare allo sviluppo del microbioma.
Non sempre si tratta però di stimoli positivi. Ad esempio è stato verificato che stati di stress acuto generano un aumento dei livelli di noradrenalina che, a loro volta, possono fungere da substrato per una crescita anomala nell’intestino dell’Escherichia coli ( batterio normalmente ospitato senza provocare disturbi), uno sbilanciamento che genera un’alterazione delle secrezioni del microbioma, con il rischio che l’assetto ormonale dello stress si prolunghi anche dopo la fine dello stimolo.
Questo misconosciuto e per certi aspetti “virtuale” organo endocrino inizia a svilupparsi alla nascita, quando l’intestino del bambino viene colonizzato dai batteri che incontra nel canale del parto. «I dati raccolti finora indicano che i bambini nati attraverso il parto cesareo sviluppano un microbioma diverso da quelli che nascono per via vaginale — dice Clarke —. Ne deriva che i primi possono avere risposte immunitarie aberranti nel breve termine e manifestare un maggior rischio a lungo termine per quanto riguarda le malattie autoimmuni. Non si sa ancora se il parto cesareo alteri la successiva capacità di funzionamento endocrino del microbioma intestinale, ma sembra probabile che sia così, ed è stato osservato un maggior rischio di diabete in questi bambini». Normalmente il microbioma di un bimbo risulta stabilizzato come quello di un adulto verso ai tre anni. In età avanzata tende a perdere parte delle sue funzioni, come molti altri organi endocrini, e alcune ricerche indicherebbero una differenza qualitativa del microbioma degli anziani in buona salute rispetto a quella di coetanei in condizioni cliniche non buone