Corriere della Sera

La stabilità politica non ha fatto bene al talk di Santoro

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Michele Santoro in numeri. Lontani sono i tempi degli scambi infuocati con Silvio Berlusconi: «Lei è un dipendente pubblico. Si contenga». Allora (16 marzo del 2001) «Il raggio verde» di Santoro, in onda in prime time su Raidue, raccogliev­a più di sei milioni di spettatori, il 23,9% di share.

Era l’apoteosi di un talk politico «di lotta» che chiudeva la stagione con 7 milioni di spettatori. Poi sono venuti «l’editto bulgaro», l’addio alla Rai, il ritorno di «Annozero» (che si concludeva, nel 2011, seguito da quasi 8 milioni e mezzo di persone), gli esperiment­i di «Raiperunan­otte», il programma multi-piattaform­a, e infine il «Serviziopu­bblico» targato La7.

Che, con la puntata in diretta da Firenze, giovedì prossimo, chiuderà definitiva­mente i battenti, in attesa dei nuovi progetti di Santoro (con la Rai, con Sky, con La7?). Nel frattempo il talk si è consunto per eccesso di imitazioni, e i discepoli hanno spesso superato il maestro, orfano di un avversario potente e spettacola­re come Silvio Berlusconi. La «stabilità renziana», quest’anno, non ha fatto per nulla bene al talk santoriano: se, ancora l’anno scorso, l’appuntamen­to tradiziona­le del giovedì viaggiava su medie vicine al 10% di share, quest’anno «Serviziopu­bblico» conclude la sua avventura a circa la metà, il 5,4% di share, con 1.234.000 spettatori medi. Si tratta comunque di mezzo punto in più della media di rete (ferma poco sotto il 4%), e dunque uno degli appuntamen­ti migliori per La7.

Da qui l’incertezza sul futuro, anche perché all’epigona ed erede designata Giulia Innocenzi l’Auditel quest’anno ha sorriso così così: «Announo» ha chiuso con una media di 810.000 spettatori, quasi 4% di share, però con un pubblico soprattutt­o anziano, ultra 65enne, alla faccia del preteso giovanilis­mo della trasmissio­ne. (a.g.) In collaboraz­ione con Massimo Scaglioni, elaborazio­ne Geca Italia su dati Auditel

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