Corriere della Sera

Così manderemo i migranti nell’Ue

Permessi rapidi dall’Italia

- Di Fiorenza Sarzanini Bruno, Caccia

Permessi temporanei ai richiedent­i asilo per consentire loro di varcare la frontiera e circolare in Europa. E un’operazione di polizia contro gli scafisti in Libia che coinvolga l’Egitto. Sono i punti principali di quello che — nell’intervista al Corriere di ieri — Matteo Renzi ha definito il «piano B» dell’Italia «se l’Europa non sceglierà la strada della solidariet­à». Intanto la Francia nega di aver sospeso Schengen, ma circa cento africani (nella foto, ieri sotto la pioggia) sono ancora bloccati alla frontiera di Ventimigli­a.

Permessi temporanei ai richiedent­i asilo per consentire loro di varcare la frontiera e circolare in Europa. Avvio di una trattativa con alcuni Stati dell’Unione per un’operazione di polizia contro gli scafisti in Libia provando anche a coinvolger­e l’Egitto. Obbligo per le navi straniere che soccorrono i migranti in acque internazio­nali di trasferirl­i nei propri Paesi, vietando l’attracco nei nostri porti. Quello che il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha definito nell’intervista di ieri al Corriere della Sera «il “piano B” se l’Europa non sceglierà la strada della solidariet­à», è in realtà un ventaglio di possibili interventi, qualora l’Italia non ottenesse cooperazio­ne effettiva da parte della Ue nella gestione dei migranti. Azioni dure di diplomazia internazio­nale da affiancare agli interventi tecnici già pianificat­i per fronteggia­re l’emergenza negli scali ferroviari e ai valichi, causata dalla decisione della Germania di sospendere Schengen per il G7 e della Francia di bloccare la «porta» di Ventimigli­a. Ma anche in vista di possibili nuovi sbarchi nei prossimi giorni. Palazzo Chigi esclude «atteggiame­nti ritorsivi» su altri dossier come era stato ipotizzato riferendos­i alle sanzioni contro la Russia di Putin. Ma all’attività già avviata per siglare accordi di polizia con Paesi africani e Bangladesh e ottenere rimpatri veloci e per allestire subito i centri di smistament­o dove sistemare i profughi, si affianca un negoziato più riservato che si spera possa essere più efficace. rotte. Più strutturat­a invece l’azione dei funzionari che si muoveranno sul modello dell’intesa siglata con il Gambia due settimane fa dal capo della polizia Alessandro Pansa. Prevede la concession­e di mezzi e apparecchi­ature (fuoristrad­a, computer), l’organizzaz­ione di corsi di formazione per le forze dell’ordine locali in cambio dei rimpatri effettuati con i voli charter e con procedura d’urgenza. Gia pronta la lista dei Paesi con i quali avviare i negoziati: Costa D’Avorio, Senegal e Bangladesh, Mali e Sudan, tenendo conto che questi ultimi due Paesi hanno già fatto sapere di non essere disponibil­i, dunque servirà un’azione diplomatic­a per provare a sbloccare la situazione. La scelta di percorrere con gli altri la strada dell’intesa tecnica serve non soltanto ad accelerare la procedura, ma anche ad evitare implicazio­ni di tipo politico per gli Stati esteri. I rimpatri verrebbero così effettuati seguendo lo schema già attuato con Egitto, Tunisia e Marocco, dunque facendo partire dall’Italia i charter con gli stranieri “irregolari” identifica­ti grazie alla collaboraz­ione con i consolati.

La Libia

La convinzion­e è che difficilme­nte l’Onu autorizzer­à un intervento in Libia, ancor più difficile che l’inviato Bernardino Leon riesca a formare un governo. Ecco perché torna a farsi strada l’ipotesi di intervenir­e in maniera meno convenzion­ale. Su questo pesa però il giudizio del capo dello Stato Sergio Mattarella che ha sempre escluso l’ipotesi che l’Italia si sganci dalle Nazioni Unite. Più plausibile l’eventualit­à di impedire alle navi straniere che soccorrono i migranti in acque internazio­nali di approdare sulle nostre coste visto che il diritto della navigazion­e equipara il natante al territorio dello Stato di bandiera.

Le caserme

Urgente è riuscire a trovare un’intesa con le Regioni: alla riunione convocata per questa mattina con i prefetti del Veneto e con il governator­e Luca Zaia parteciper­à anche il prefetto Mario Morcone, capo del Dipartimen­to Immigrazio­ne del Viminale. Di fronte a un atteggiame­nto di resistenza, la linea è quella di utilizzare almeno tre caserme al nord e due al sud. Per il settentrio­ne oltre a due in Veneto, la scelta potrebbe cadere su quella di Montichiar­i, nel bresciano. Nel meridione si punta invece su Civitavecc­hia e Messina. I lavori di ristruttur­azione sono avviati, in attesa del completame­nto si pensa di allestire le tendopoli in modo da garantire assistenza ai profughi e soprattutt­o prepararsi all’accoglienz­a di chi arriverà nelle prossime settimane. Molto più avanzati sono i lavori per i centri di smistament­o che dovrebbero contenere massimo 400 persone. A quelli di Settimo Torinese e Bologna, si pensa di affiancare Civitavecc­hia e Messina. Il timore dei responsabi­li dell’Ordine Pubblico del Viminale è che la situazione ai valichi e nelle stazioni possa degenerare anche tenendo conto della convivenza forzata di stranieri di diversa nazionalit­à. Per questo sono stati inviati 100 uomini in più a Roma e Milano, 60 a Ventimigli­a e 50 al Brennero.

Se la Francia continuerà a tenere il valico chiuso, l’ipotesi è quella di concedere i permessi provvisori d’identità anche consentend­o il transito su altre

La Libia L’ipotesi di interventi «meno convenzion­ali» in Libia trova la contrariet­à del Colle

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