Uno zoo in fuga per le strade della città
Il forte nubifragio che ha colpito Tbilisi ha causato 12 morti La corsa di leoni, orsi e ippopotami per strada
Quando una catastrofe naturale si abbatte su un’area urbana, il pensiero fatica ad allargarsi alla sofferenza «altra», quella cioè che investe specie diverse dalla nostra. Nelle immagini di questi disastri capita incidentalmente di vedere l’aria sparuta di qualche domestico — cane, gatto, bovino — e la pena ci travolge. Ma a Tbilisi, la forza dell’alluvione non ha risparmiato un intero zoo, catapultando orsi, leoni, tigri, ippopotami, coccodrilli, fra le macerie delle strade della città. Una tragedia immensa, che oltre alle vittime umane ha messo in fuga o ucciso splendidi esemplari di animali.
Una fuga incontrollata che ha portato un orso a restare appeso a un davanzale, un ippopotamo con aria spaventata a sguazzare sull’asfalto allagato oltre a cadaveri di leoni e tigri. Il cuore si stringe pensando a quanto è stata la loro paura.
Ma cos’è per loro la paura? La scienza spiega che è uno stato emozionale simile al nostro. Le basi neurali e fisiologiche della paura nell’uomo sono infatti omologhe a quelle degli altri mammiferi.
Negli animali la paura può essere riconosciuta osservandone i comportamenti associati: fuga, immobilità, aggressività difensiva oltre ad alterazioni somatiche e fisiologiche come piloerezione, aumento del battito cardiaco, della pressione arteriosa.
E poi vocalizzi ed espressioni facciali tipici del panico. Manifestazioni che hanno certamente travolto gli animali di Tbilisi con effetti devastanti.
Non dimentichiamo poi che erano esemplari tenuti (o forse, alcuni, nati) in cattività. Per quanto ben accuditi, sono o sono diventati qualcos’altro. Deprivazione sociale, carenze sessuali, unite a una vita condotta in scampoli di habitat naturali ricostruiti li rendono fragili e sicuramente meno attrezzati, nel fisico e nel comportamento, ad affrontare le avversità della natura.