Il colpo duro per il Pd sbilanciato a sinistra
I dem pagano le inchieste da Venezia a Roma. Non basta un ex pm a fare argine alla Lega Ma nel partito rivendicano che non è un test nazionale: «Le Amministrative non contano»
ROMA «Il Pd ha dato tutto...». Alle undici di sera, quando inizia una conta al cardiopalma, al Nazareno sentono di avere la coscienza a posto. Il centrosinistra vince a Macerata, Trani e Lecco. Ad Arezzo è testa a testa. Ma Nuoro, Chieti, Lamezia Terme e Fermo sono perse. E a Venezia il partito del premier soffre e rischia, dopo tanti anni di governo, di incassare una brutta botta.
Il Pd sperava in una boccata di ossigeno nei giorni amari di Mafia Capitale. E invece rischia di pagare caro il coinvolgimento nelle inchieste che, dal Mose agli arresti di Roma, hanno coinvolto anche esponenti «dem». A scrutinio ancora in corso il capogruppo vicario alla Camera, Ettore Rosato, prova ad alleggerire la batosta: «Se non contavano le Regionali come test nazionale, a maggior ragione non contano le amministrative».
Tutte le anime del Pd, assicurano ai piani alti, hanno fatto il possibile per assicurare pieno sostegno all’ex magistrato vincitore delle primarie. Sarà pure un esponente dell’ala sinistra, un «gufo», un ribelle di quelli che hanno dato battaglia contro la riforma costituzionale. Eppure il partito ci ha messo la faccia, segno che il campanello d’allarme delle Regionali non ha squillato a vuoto: solo quando non perde pezzi il centrosinistra conferma la supremazia sul centrodestra e fa argine all’avanzare della Lega. Ma questa volta l’unità potrebbe non bastare e nemmeno l’effetto Renzi, che è andato a Venezia due volte per far sentire il suo appoggio all’aspirante sindaco. L’unico capoluogo al voto in questa corsa amministrativa torna a scegliersi un sindaco dopo gli undici mesi di commissariamento seguiti alla bufera giudiziaria che ha travolto l’ex primo cittadino Orsoni. Ora ci prova Casson, che ha chiuso il primo turno in vantaggio di dieci punti. Ma al ballottaggio la musica è cambiata.
Per i «dem» il significato di queste elezioni gira tutto attorno alla sfida tra il senatore a lungo vicino a Pippo Civati e l’imprenditore Luigi Brugnaro. Dalla parte di Casson le simpatie del popolo grillino, ma l’appoggio del M5S potrebbe non bastare a Casson.
Conservare un feudo così importante grazie all’unità del partito avrebbe potuto convincere il capo del governo a far tesoro delle indicazioni degli elettori e siglare una pace duratura con la sinistra del partito. Se invece l’ex
Gotor «Questi numeri gettano un’ombra anche sulla nuova legge elettorale»
magistrato non riuscirà a indossare la fascia tricolore, per Renzi sarà un’altra frenata dopo il discusso 5 a 2 delle Regionali. Uno scenario che rischierebbe di riaccendere le tensioni tra le diverse anime «dem». Miguel Gotor teme il peggio: «Mi dispiacerebbe per un politico di valore come Casson, che paga il maggior potere coalizionale della destra e l’onda lunga della Lega in Veneto. A livello nazionale è inquietante il dato dell’astensionismo, un risultato che getta un’ombra sul meccanismo di funzionamento dell’Italicum». La sfida interna tra il premier e la sua ala sinistra sembra destinata a riaccendersi.