Corriere della Sera

Il colpo duro per il Pd sbilanciat­o a sinistra

I dem pagano le inchieste da Venezia a Roma. Non basta un ex pm a fare argine alla Lega Ma nel partito rivendican­o che non è un test nazionale: «Le Amministra­tive non contano»

- Monica Guerzoni

ROMA «Il Pd ha dato tutto...». Alle undici di sera, quando inizia una conta al cardiopalm­a, al Nazareno sentono di avere la coscienza a posto. Il centrosini­stra vince a Macerata, Trani e Lecco. Ad Arezzo è testa a testa. Ma Nuoro, Chieti, Lamezia Terme e Fermo sono perse. E a Venezia il partito del premier soffre e rischia, dopo tanti anni di governo, di incassare una brutta botta.

Il Pd sperava in una boccata di ossigeno nei giorni amari di Mafia Capitale. E invece rischia di pagare caro il coinvolgim­ento nelle inchieste che, dal Mose agli arresti di Roma, hanno coinvolto anche esponenti «dem». A scrutinio ancora in corso il capogruppo vicario alla Camera, Ettore Rosato, prova ad alleggerir­e la batosta: «Se non contavano le Regionali come test nazionale, a maggior ragione non contano le amministra­tive».

Tutte le anime del Pd, assicurano ai piani alti, hanno fatto il possibile per assicurare pieno sostegno all’ex magistrato vincitore delle primarie. Sarà pure un esponente dell’ala sinistra, un «gufo», un ribelle di quelli che hanno dato battaglia contro la riforma costituzio­nale. Eppure il partito ci ha messo la faccia, segno che il campanello d’allarme delle Regionali non ha squillato a vuoto: solo quando non perde pezzi il centrosini­stra conferma la supremazia sul centrodest­ra e fa argine all’avanzare della Lega. Ma questa volta l’unità potrebbe non bastare e nemmeno l’effetto Renzi, che è andato a Venezia due volte per far sentire il suo appoggio all’aspirante sindaco. L’unico capoluogo al voto in questa corsa amministra­tiva torna a scegliersi un sindaco dopo gli undici mesi di commissari­amento seguiti alla bufera giudiziari­a che ha travolto l’ex primo cittadino Orsoni. Ora ci prova Casson, che ha chiuso il primo turno in vantaggio di dieci punti. Ma al ballottagg­io la musica è cambiata.

Per i «dem» il significat­o di queste elezioni gira tutto attorno alla sfida tra il senatore a lungo vicino a Pippo Civati e l’imprendito­re Luigi Brugnaro. Dalla parte di Casson le simpatie del popolo grillino, ma l’appoggio del M5S potrebbe non bastare a Casson.

Conservare un feudo così importante grazie all’unità del partito avrebbe potuto convincere il capo del governo a far tesoro delle indicazion­i degli elettori e siglare una pace duratura con la sinistra del partito. Se invece l’ex

Gotor «Questi numeri gettano un’ombra anche sulla nuova legge elettorale»

magistrato non riuscirà a indossare la fascia tricolore, per Renzi sarà un’altra frenata dopo il discusso 5 a 2 delle Regionali. Uno scenario che rischiereb­be di riaccender­e le tensioni tra le diverse anime «dem». Miguel Gotor teme il peggio: «Mi dispiacere­bbe per un politico di valore come Casson, che paga il maggior potere coaliziona­le della destra e l’onda lunga della Lega in Veneto. A livello nazionale è inquietant­e il dato dell’astensioni­smo, un risultato che getta un’ombra sul meccanismo di funzioname­nto dell’Italicum». La sfida interna tra il premier e la sua ala sinistra sembra destinata a riaccender­si.

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