Pioggia, foto e slogan per i cento irriducibili sugli scogli a Ventimiglia
VENTIMIGLIA (IMPERIA) Alle sette di sera, dopo una pigra giornata iniziata sotto il diluvio e finita con il sole, poliziotti e carabinieri sono chiamati a intervenire con scudi e manganelli. Non contro i migranti, che da oltre 24 ore stanno appollaiati placidi sugli scogli, ma per fermare tredici giovani francesi di estrema destra del movimento Generation Identitaire, che si sgolano contro i profughi in terra italiana e se ne vanno alla chetichella una volta tornati in patria.
Il centinaio di sudanesi, congolesi, eritrei e somali resta invece lì, a trenta metri dal territorio di Mentone, stretti tra il mare e due cordoni di agenti, italiani e transalpini. Anche loro alle sette inscenano la protesta, come avevano già fatto al mattino e poi nel primo pomeriggio. Si stringono attorno agli striscioni, i capi dettano gli slogan («We are not back», «We need pass», «Where are human rights?», non torniamo indietro, vogliamo passare, dove sono finiti i diritti umani?) e gli altri ripetono come una litania, la loro preghiera all’Europa che gli chiude le porte in faccia.
I francesi negano di aver sospeso Schengen, ma i gendarmi immobili sono la prova indiscutibile che sono stati introdotti i controlli fissi, di fatto una deroga al trattato. Mai vista, dicono di qua dal confine, nemmeno quattro anni fa, dopo la Primavera araba, quando i tunisini che arrivavano erano un esercito.
Adesso i profughi si contano a decine, alcuni vanno, altri si aggiungono sugli scogli di Ponte San Lodovico, la nuova bandierina nella cartina dei popoli in fuga. Altri 250 dormono davanti alla stazione di Ventimiglia, in attesa di trovare il modo per passare, e sembra che qualcuno, nonostante il blocco, ci sia riuscito.
In serata, dopo una giornata di sopralluoghi di Prefettura e Ferrovie, è stata aperta una sala per garantire un tetto soprattutto a donne e bambini, alcuni molto piccoli. Altri locali si stanno cercando, sempre a Ventimiglia, perché anche chi ha lasciato l’avamposto davanti al confine si rifiuta di allontanarsi troppo, perfino a Bordighera che è ad appena 5 chilometri.
I cento irriducibili degli scogli hanno invece rifiutato ogni tentativo di mediazione, hanno capito che sono diventati un simbolo e così hanno giocato la loro parte, guidati da un paio di leader, un libico e Alì il sudanese, che mostra il piglio severo quando si avvicinano i giornalisti.
Tra parabole e taccuini, sono arrivate molte associazioni, italiane e francesi, e tanti cittadini a portare biscotti e acqua, focacce e saponi. Una signora da Montecarlo si è fatta largo con la sua Mercedes cabrio e ha scaricato mele e pere, alcuni bagnanti si sono fermati a scattare foto, altri hanno dispensato consigli a favore di telecamera.
Una passerella anche per i politici: il Movimento Cinquestelle; Sonia Viale, la vice leghista del governatore Toti; Marco, il nipote di Scajola, consigliere regionale. Una dichiarazione e via, mentre i migranti si preparavano per la seconda notte in bilico sul mare.