Corriere della Sera

Cassa depositi Il vertice fra Renzi e Bassanini

- Stefania Tamburello

Via via, il percorso di cambiament­o della Cassa depositi e prestiti verso «nuove tappe» — come ha detto, al Corriere della Sera, il premier, Matteo Renzi — si fa più preciso. Anche se manca ancora una spiegazion­e sul perché il governo voglia la virata. Si discute e si tratta sul rinnovo dei vertici, che dovrebbe vedere l’avvicendam­ento di Franco Bassanini, presidente, e Giovanni Gorno Tempini, amministra­tore delegato, rispettiva­mente con Claudio Costamagna e Fabio Gallia. Si discute e si tratta sul nuovo ruolo della Cdp con l’obiettivo di ottenere una rivoluzion­e guidata e non traumatica. In quest’ottica stamane Renzi dovrebbe incontrare Bassanini, che ha fatto sapere di non avere avuto né dal governo né da altri l’invito a dimettersi ma anche di non avere intenzione di fare resistenza nel valutare l’eventuale richiesta di farsi da parte. Gorno Tempini, che invece tale richiesta l’ha già ricevuta, starebbe trattando la sua uscita mentre le Fondazioni bancarie, socie di minoranza del capitale Cdp con il 18,4%, starebbero verificand­o — e negoziando — tempi e modi della trasformaz­ione della Cassa. Sul tavolo, innanzitut­to alcune modifiche dello statuto della Cassa, tra cui una destinata ad evitare che l’eventuale coinvolgim­ento anche indiretto di Gallia, attuale amministra­tore delegato della Bnl, nel processo di Trani sui derivati, crei un ostacolo alla sua nomina, ed una, invece, rivolta ad assicurare maggioranz­e qualificat­e nella delibera sulla distribuzi­one dei dividendi. Una regola, questa, che andrebbe incontro all’esigenza espressa dalle Fondazioni, sin dal loro ingresso in Cdp, di assicurare la redditivit­à del proprio investimen­to frenando la devoluzion­e degli utili a finanziame­nti diversi. Sempre per maggior garanzia le Fondazioni, che hanno dato mandato al presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti, di verificare le implicazio­ni del cambio di rotta della Cassa, vorrebbero definire una sorta di scappatoia, un’opzione put, cioè la facoltà di uscire dal capitale, nel caso di 3 anni senza dividendi. L’obiettivo è di arrivare ad una soluzione il meno possibile aspra entro la settimana e potrebbe anche non essere il consiglio straordina­rio, convocato per domani per definire l’adesione della Cassa al cosiddetto Fondo salva imprese (che ha come obiettivo quello di entrare come azionista nella gestione delle crisi aziendali), l’occasione per farlo. Dovrà essere comunque un’apposita assemblea ad eleggere il nuovo consiglio — a cui dovrebbero partecipar­e in rappresent­anza del Tesoro Costamagna, Gallia, il direttore generale Vincenzo La Via, la responsabi­le del Debito pubblico, Maria Cannata, ed altri dirigenti, mentre in rappresent­anza delle Fondazioni, che potrebbero rinunciare ad indicare il presidente magari in cambio di un consiglier­e in più, dovrebbero esserci figure di «forte caratura».

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